La Russia nel cuore dell’Africa
La Russia sovietica ha lasciato
grate memorie in Africa, e il golpe
del Niger né è una prova, se il generale golpista Tchiani, formato in Francia,
può dichiarare di avere “la Russia nel cuore”, e cacciale truppe francesi. Non
l’unica. La presenza russa in Africa viene limitata ai lanzichenecchi della
brigata Wagner, ma la brigata Wagner è – era – presente in molta Africa in
ricordo della presenza sovietica. Come contrasto al neocolonialismo, che
s’intende europeo, occidentale. Forte cinquanta e quaranta anni fa,
all’indomani delle indipendenze, ma non pù debole oggi. Soprattuto nello storytelling, nel sentimento comune, ma
non senza pietre d’inciampo solide. Non c’è nessun aiuto europeo, in nessuna
forma, e c’è qualche sfruttamento, soprattutto da parte della Francia, per le
risorse minerarie e da qualche tempo per le fonti di energia. Nonché sullo
scandalo emigrazione, con l’Europa che costringe l’Africa all’illegalità e
all’avventura, costosissima e spesso mortale.
Meloni è l’unica leader europea che si è avventurata in Africa da
alcuni decenni, ed è tutto dire – specie sullo sfondo della guerra che mezza
Bruxelles, la parte progressista, le muove per questo pur modesto impegno.
Lo stesso sentiment ha favorito l’ingresso (un ritorno, in realtà) nel
continente della Cina.
Non c’è una presenza russa in
qualche modo paragonabile a quella sovietica di cinquante e quaranta anni fa,
in Somalia, Etiopia, Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Tanzania, Uganda,
Zanzibar, Zimbabwe, oltre che in Egitto e in Algeria. Ma Putin può contare
nelle varie assemblee mondiali su un sostegno vasto. La Russia è anche l’unico
paese, in questi due anni di guerra che si è occupato di non far mancare le
granaglie, per il poco che valgono.
Nessun commento:
Posta un commento