L’antico greco in Salento e Calabria
“Saggi di storia
linguistica” è il sottotitolo. Una serie di ricerche sulle “parlate italogreche
(Calabria e Salento) nel complesso dell’Italia dialettale di oggi” - per
Calabria intendendosi la parte Ulteriore, dai golfi di Lamezia e Squillace in
giù. Rohlfs sosteneva convincentemente che queste persistenze - “grecanico” in
Calabria, “grikò” nel Salento - sono derivate da sostrati antichi e non da colonizzazioni
recenziori, bizantine, neogreche. Per alcuni costrutti che sono greci e non neogreci.
Qui fa l’ipotesi che le persistenze non siano dei secoli della Magna Grecia ma
della cristianizzazione, il greco essendo stato la lingua della prima evangelizzazione.
Il cui uso sarebbe stato perpetuato in Calabria e Salento (le due regioni si
sono scambiate la denominazione, Calabria, come è noto, era un tempo il Salento
odierno) dai primi monaci e poi dai conventi. Una tesi che ritiene confermata
dalla localizzazione del dialetto greco nel Salento, in un’area ristretta e
omogenea, una sorte di isola: “Nel Salento si tratta, nella sua estensione
originaria, di una regione unita, alquanto grande, che si stacca nettamente dal
territorio linguistico romanzo – e si estende precisamente fra i due centri dell’antica
grecità nel territorio messapico: Καλλίπολς e ‘Υδρους”, Gallipoli e Otranto.
Ricerche
semplici, quasi tutte sull’uso comparato dialettale fra le tante località delle
due aree, di serie di proverbi, sentenze, modi dire di uso comune. Appassionante,
nel discorso per il conferimento della cittadinanza onoraria a Bova, in
Calabria, la lunga elencazione di nomi, di persone, animali e cose, toponimi, modi di dire ritracciati tali e quali in Grecia, nell’onomastica e toponomastica
classica e odierna. Specialmente elaborata la toponomastica greca nel
Salento.
Con molte mappe dei luoghi
citati. E indici dettagliati dei nomi, onomastico e toponomastico. L’ultimo
saggio, circostanziato, è sul gioco dei dadi – degli astragali.
Gerhard Rohlfs, Calabria e Salento, Longo, pp. 208, ill.
€ 25
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