Letture - 532
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Cacche
di cane –
La protagonista-narratrice di “Giorno di vacanza”, di Inès Cagnati, la liceale
figlia di contadini che passa la notte fredda, scacciata da casa in campagna,
parlando e dormendo con l’amica cagna Daisy, la apprezza anche per la discrezione
che mette nei suoi bisogni. Non come in città, dove va al liceo, per abitudini
che la fanno arrabbiare, aggiunge per una lunga pagina: “Non è affatto come i
cani di città. In città, i marciapiedi delle strade che portano al liceo sono
coperti di cacche di cane. È disgustoso. Ci sarebbero degli scarichi dove
scorre l’acqua. Ma no. Le persone portano i loro cani a fare i bisogni sui
marciapiedi o contro i pneumatici delle macchine. Sono persone pulite e ricche. Ma in strada,
che è per tutti, sono disgustosi. Quando vedo queste cose, mi dico che le
persone non oserebbero abbassarsi le mutande e fare quello che fanno fare ai
loro cani. Allora, mi dico anche che tutte queste persone pulite sono più
disgustate da se stesse che dai loro cani, e questo è veramente terribile. Infine,
i quartieri più ricchi della città hanno i marciapiedi più sporchi a causa della
grande quantità di cani. Si potrebbe anche riconoscere questi quartieri dai
loro marciapiedi sporchi, senza stare a valutare le case. Pensarci, mi fa
ridere. Ma, in realtà, è piuttosto costernante. Perché anche il cortile di
casa, con tutti gli animali e noi, che siamo molto sporchi, non è così
ripugnante come questi marciapiedi da ricchi”.
Con un’ultima considerazione: “Veramente,
la gente di città è sporca e disgustosa. Nient’altro. Si sa grazie ai loro cani.
Per loro è uguale. Si immagina che i loro cani e loro non sono la stessa cosa.
Ma è la stessa cosa”.
Cefis - L’ex patron di Eni e Montedison, immaginato
da Pasolini in “Petrolio” al cuore di una manomissione economico-politica
dell’Italia, è ritratto “dal vivo” da Fruttero&Lucentini in “Il significato
dell’esistenza”. Curiosamente in contemporanea con Pasolini: “Il significato dell’esistenza”
si pubblicò nell’estate del 1974 sul “Giornale di” Montanelli, a puntate quando
Pasolini pare abbozzasse il suo Cefis, poi rimasto incompiuto (“Petrolio”,
pubblicato, frammentario, postumo). Nel racconto di F&L. Cefis e il suo immancabile
patrocinatore politico Fanfani convocano i due inviati speciali di Montanelli
per convincerli ad abbandonare la ricerca sul “significato dell’esistenza”, temendo
di essere “scoperti”.
“Dal
vivo” Cefis è ritratto nel senso che il duo ipostatizza di lui l’immaginetta
che ne veniva diffusa dagli strateghi della “strage di Stato”, la stagione delle
bombe, che fecero centinaia di morti, come il finanziatore, istigatore e
organizzatore di complotti – come artefici delle “bombe” erano stati fstti
passare in un primo momento gli anarchici, in un secondo Cefis, Pesenti e Monti.
Anche se Cefis, coni soldi di Montedison-Eni, pagava il “Corriere della sera”
terribilista di Piero Ottone, che lanciò Pasolini in in prima pagina, facendosene la
punta di diamante.
Croce
–
“Nel Transatlantico”, il salone oblungo di Montecitorio, “passa ora il
feretro”, così Cazzullo a fine cronaca del funerale di Napolitano: “Nessuno
azzarda un segno della croce, non l’ha fatto neppure il Papa”. Il papa non era
al funerale laico dell’ex presidente, si era recato in visita di condoglianze
prima.
Dante
–
Francesca è la prima Emma Bovary – Corrado Alvaro, 1934. Sarebbe di Alvaro sua
la prima lettura di . “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse” come verso chiave
del canto. La fine di Francesca per colpa della lettura, e non del destino, sarebbe
novità novecentesca, ed è stata attribuita ai commenti di Gioacchino Paparelli,
“Interpretazioni di Francesca”, 1954, e di Contini, “Dante come personaggio-poeta
della ‘Commedia’”,1958 – sono i primi nel commento
di Anna Maria Chiavacci Leonardi all’edizione Meridiani, 1991, dell’ “Inferno”,
pp. 136 e 167-168 (poi nelle edizioni Zanichelli per le scuole, e ora negli
Oscar). Ma Corrado Alvaro ne aveva fatto ipotesi precisa nel volume “Cronaca (o
fantasia)”, 1934, al § “Storia d’una colpa”: “C’è un libro, ed è il corruttore.
Nei racconti degli antichi amanti era la natura, le attitudini, le stagioni;
l’uomo era un ladro; nella storia di Francesca entra il primo elemento d’invenzione
umana, un libro, come poi entrerà lo spettacolo del lusso, il clima della
città, la conquista della ricchezza e della potenza; in Francesca c’è già Emma
Bovary, vi sono tutte le eroine romantiche dell’adulterio, la civiltà che batte
alle porte del cuore umano”.
Kate
DiCamillo –
La scrittrice americana per ragazzi – autrice di 25 romanzi - ha venduto 44
milioni di copie. In Italia ne sono stati pubblicati due, ora ai remainders.
Elsa
De Giorgi –
La ricorda con affetto e rispetto Giulio Scarpati sul “Corriere della sera”
Giulio Scarpati, che fu giovanissimo allievo del suo laboratorio teatrale, “cara
amica del grande scrittore” Pasolini. Che fu, dice, anche spettatore del suo saggio
di fine corso. Elsa De Giorgi ebbe da Pasolini anche due cameo al cinema, in
“Ricotta” e in “Le 120 giornate di Sodoma”. Scrittrice da lui rispettata per “I
coetanei”, romanzo generazionale sulla Resistenza, pubblicato nel 1955, con una
lettera di Salvemini, e il successivo “L’innocenza”. A Pasolini assassinato De
Giorgi intitolerà una raccolta poetica, “Dicevo di te, Pierpaolo”, pubblicata
da Carte Segrete nel 1977.
Giovanissima, fu la bella ragazza di
molti film del genere dei “telefoni bianchi”, i film di evasione degli anni 1930:
Si era riciclata nel dopoguerra in teatro e come scrittrice. Fu anche il primo
amore di Italo Calvino, col quale ebbe una lunga relazione intima, praticata a
metà strada tra Roma, dove lei risiedeva, e Torino, dove Calvino lavorava – s’incontravano
a Sanremo, dove avevano reso in affitto una villetta. La relazione le è costata
una feroce invettiva di Pietro Citati, contrario alla pubblicazione delle
lettere appassionate di Calvino dopo la morte dello scrittore, “Ho visto partire
il tuo treno”, che la liquidava come falsa contessa e una sorta di damina del
Ventennio. Ma i suoi libri si ristampano.
Contessa lo era di fatto:nobile di
nascita, sposa nel 1944 del conte Sandrino Contini Bonacossa, giovane capo partigiano.
Poi coinvolto come curatore d’arte e come comproprietario nella dispersione
poco legale in America e altrove della collezione di famiglia, Sandrino fu
trovato impiccato, forse suicida, a New York, due settimane prima
dell’assassinio di Pasolini.
Ercole
de Roberti –
“Ravasi e Sgarbi discutono se siano più tersi i cieli di Perugino, Piero della
Francesca o Ercole de’ Roberti”, Aldo Cazzullo, cronaca del funerale di
Napolitano sul “Corriere della sera”. De’ Roberti esiste, dice wikipedia, era
di Ferrara, come Sgarbi.
Ennio
–
Il “padre della letteratura latina”, nativo di Rudiae, oggi Rugge, periferia di
Lecce, Gerhard Rohlfs può dire “poeta trilingue” (“Linguaggio gricò nella
Grecìa salentina”, in “Calabria e Salento”, p.65. Basandosi su Aulo Gellio
(“Notti attiche”): “Quintus Ennius tria
corda habere sese dicebat, quod loqui Graece et Osce et Latine sciret”,
diceva di avere tre corde, poiché sapeva parlare greco, osco e latino.
Fratelli
d’Italia –
È il titolo probabilmente più diffuso, oltre che trademark mazziniano e ora nome di un partito. L’uso più recente lo
ha fatto Arbasino, che un voluminoso “Fratelli d’Italia”, racconto degli odi e
amori dell’Italia letteraria, ha pubblicato nel 1963, ha modificato quattro anni
dopo, e ha riscritto nel 1991. Più recenti, Ibs-Feltrinelli registra un “Fratelli
d’Italia”, “tra le fonti letterarie del canone risorgimentale”, di Alfredo
Cottignoli, un “Fratelli d’Italia. Riformatori
italiani del Cinquecento”, di Mario Biagioni, Matteo Duni, Lucia Felici, un
“Fratelli d’Italia” di Maurizio Del Maschio, sui rapporti tra massoneria e
Risorgimento. E due titoli prossimi, “Fratelli di Giorgia” di Salvatore Vassallo
e Rinaldo Vignati, e “Fratelli d’Italia. La vera storia dell’inno di Mameli”, d
Tarquinio Maiorjno, Giuseppe Marchetti Tricamo e Piero Giordana. Si registrano
poi vari Gofffredo Mameli, “Fratelli d’Italia” (Garzanti, Feltrinelli), un “Fratelli
d’Italia” di Nicola Rizzo (“Una storia normale”, del “prestigioso istituto
Goffredo Mameli”), una “saga” “Fratelli d’Italia”, di Dylan F. Valentine, e un
“Fratelli d’Italia” di Ferruccio Pinotti (“quanto costa la massoneria?”). Il
“Fratelli d’Italia” De Agostini è l’inno di Mameli spiegato ai ragazzi. C’è
anche un “Fratelli d’Italia” film, del 2017, di Neri Parenti, con Christian De
Sica e Sabrina Salerno. E uno di “Alin Delbaci e altri due”. Un cd “Fratelli d’Italia”
è di canti popolari italiani, e uno è del Gruppo Giovani Confapi Campania. Con
due single, uno di Al Bano e uno di
Mario Marzi.
Grikò
- La grecofonia residua nel Salento ha nome illirico, opina lo studioso Gerhard
Rohlfs (“Linguaggio greco nella Grecìa salentina”,
in “Calabria e Salento,. Saggi di storia linguistica”), per ragioni precise.
Che confermerebbero la sua ipotesi di una persistenza linguistica antica e non
bizantina, neogreca. “Graecus non appartiene
al genuino patrimonio latino”, è
derivazione ellenistica. Lo steso per γραίκος, “venuto da fuori, entrato in
gioco in epoca ellenistica (per influssi latini?). Era originariamente un nome
applicato ai Dori epiroti dai loro vicini illirici”. Accolto a Roma
“probabilmente per tramite etrusco, per essere poi esteso in latino a tutti gli
Elleni”. Fin qui tutto è certo. Rohls poi ipotizza: “Non conoscendosi la precisa
pronunzia del nome nell’antico illirico – poteva essere qualche cosa come grk con labile e indeterminato vocalismo
– è ammissibile che da antica fonte illirica fosse passato direttamente a certi
popoli italici della costa adriatica”, con sfumature vocaliche diverse dal “graecus”
latino. Ma fondamento di una certezza: “In ogni caso, essendo il tipo γρηκος (grikos) del tutto sconosciuto tanto nel
greco bizantino quanto nei dialetti romanzi dell’Italia meridionale, si dovrà
supporre che tale nome sia già in tempi antichi riferito da una fonte imprecisa
alle popolazioni dell’antica Magna Graecia”. Per “fonte imprecisa” Rohlfs intende
o la classicità o il primissimo cristianesimo.
Leggere
–
È peccato per Corrado Alvaro – come già per scrittori compulsivi come Platone.
Per Alvaro per una sorta di complesso, la lettura (di D’Annunzio e Carducci) essendogli
costata l’espulsione dai “giudici neri” di Mondragone, il liceo dei gesuiti,
dove studiava al ginnasio – dal “giudice nero” Lorenzo Rocci, il grecista, allora
rettore del collegio. La sua tarda curatrice Anne-Christine Faitrop-Porta ipotizza
che il sospetto verso la lettura sia stato ingenerato subliminalmente non dal
rettore Rocci ma all’infanzia a S .Luca, modesto villaggio montano: ”Cresciuto
in un villaggio dove gli avvisi e i regolamenti non sono affissi, ma declamati
da un banditore, egli serba una naturale diffidenza verso la lettura”, intr. a
“Il viaggio”, 1999. O non gliene ha moltiplicato la curiosità?
Viaggio
–
“Un tempo si partiva per viaggiare, oggi nella maggioranza dei casi si viaggia
per arrivare”, Luigi Malerba,”Il viaggiatore sedentario”. E non considerava il
pendolarismo, un “infinito viaggiare” quotidiano, di massa.
letterautore@antiit.eu
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