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L'occhio di Marx su Silicon Valley - con l'Ia torna il lavoro
L’industria tecnologica o
Silicon Valley è un posto dove “il denaro gener a denaro con una facilità che
che avrebbe fatto piangere Andrew Carnegie”. In una forma di capitalismo di
“carattere nevrotico”, che con una mano patrocina e finanzia partiti e politiche
progressiste e con l’altra preserva e impone “una struttura sociale profondamente
iniqua”. Per un difetto di origine. “Internet
è un caso particolarmente forte di un’industrtia basata sull’innovazione finanziata
dal governo. Ci sono voluti miliardi di dollari di denaro pubblico e decadi di gestione
pubblica per creare la rete. Quando la nuova infrastruttura cominciò a funzionare,
i privati se ne sono appropriti, destinandola a un uso puramente commerciale. “Ora
subiano le conseguenze di quella decisione. Un internet dominato dal profitto
viola la nostra privacy, amplifica la propaganda estremista, e intensifica
varie specie di ineguaglianze sociali”.
Anche dal punto di vista
industriale, è un settore che ha creato poche strutture solide. Il costo
crescente del denaro per effetto dell’inflazione, e il rallentamento conseguente
dell’economia, anche per effetto del covid, hanno ridimensionato le valutazioni,
e ridotto i margini: “Centinaia di migliaia di operatori del settore sono stati
licenziati”. Era un settore peraltro presto diventato maturo. La via d’uscita
delle criptomonete si è presto sgonfiata. Lo stesso il metaverso. Ora si punta
al rilancio con l’intelligenza artificiale, ChatGPT, Midjourney, etc. Che potrebbe
avere, quest’ultima, un impatto socialmente positivo: “È importante notare che l’IA
generativa è una tecnologia ad alto impiego di manodopera”.
Tarnoff, un economista che ha
cominciato a lavorare proprio nella Silicon Valley, nella tech industry, recensisce
due libri sulla storia del settore, ma con una vasta esperienza critica pregressa
– è autore di numerose pubblicazioni socio-storiche, ultimo “Internet for the
People”.
Marx che c’entra? Ha insegnato
che la storia “ha una struttura”. Che non è “una sequenza puramente casuale di
eventi che possono essere espressi come la somma di scelte individuali”. Ci
sono anche limiti e vincoli. Specie quelli
economici, di “come la società produce le cose di la rete ha bisogno”. Un “approccio
materialista” che torna specialmente utile nell’industria tecnologica, la quale
non si mitizza nelle figure di questo o quell’innovatore, Steve Jobs o Mark
Zuckerberg, ma è fatta di idee, mezzi, strutture, e fallimenti.
Ben Tarnoff, A Marx for all seasons, “The New York
Review of Books”. 21 settembre
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