Morire d’amore
Due
ragazzi spensierati a Giarre, Catania, nel 1980, di amicizia troppo intima per
amici e familiari, vengono uccisi, con due colpi di pistola - la protesta del nascente movimento omosessuale
si concretizzerà nell’occasione nella fondazione di Arcigay. Dagli atti delle
varie inchieste e dalle memorie che ne seguirono Beppe Fiorello ricava una
narrazione svelta, sempre ben caratterizzata, specie nei legami familiari stretti
dei due ragazzi, e delle loro amicizie,
sempre equilibrata malgrado la lunga durata del film, senza stereotipi. Con una
ricostruzione apparentemente semplice dell’epoca, benché di fatto molto
articolata, tanto risponde con esattezza a chi ne ha personale memoria.
Il
titolo è naturalmente riferito al rapporto fra i due ragazzi, prima benedetto
poi esecrato, ed è preso da una canzone di Battiato, non correlata alla
vicenda. Sono le immagini, i colori, i suoni, i tempi, l’ambientazione, non la
colonna sonora, a dare spessore e tonalità al film. Un’opera prima da regista, del
“fratello minore” ma già cinquantenne, come da film-maker di esperienza.
Beppe
Fiorello, Stranizza d’amuri, Sky
Cinema
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