New York in broccolinese
Un racconto curioso del 1935, pubblicato
dalla rivista il 15 giugno 1935, riproposto per la ricorrenza della morte di
Wolfe, il 15 settembre 1938. Curioso perché è uno scherzo, linguistico: scritto
come era il parlato di Brooklyn novant’anni fa, italo-americano, in “broccolinese”.
Tre persone si ritrovano in attesa
del treno a scambiarsi informazioni su indirizzi e destinazioni in Brooklyn, e
ne nasce una babele. Da cui la considerazione finale, che Brooklyn è troppo
grande o profonda perché uno possa conoscerla. Il racconto è nel linguaggio,
scritto come è parlato, e cioè nell’inglese parlato dagli italo- americani.
Il linguaggio parlato nella
narrativa non era una novità, la lezione di Verga era già in uso per gli
afroamericani, o per gli americani del Sud – in Faulkner per ambedue le
categorie. È un unicum questo dell’italo-americano.
Non detto, i tre non si qualificano, ma i riferimenti topografici che li
angustiano sono ai qaurteri che gli italo-americani abitavano a Brooklyn, e che
ancora oggi abitano.
All’epoca Little Italy era
dominante a Brooklyn. Da qualche decennio la città è “gentrificata”, ristrutturata
per intellettuali e ricchi, con quartieri trendy,
di locali alla moda, negozi e ristoranti di lusso, ma è stata a lungo la città
satellite popolare di New York. Gli italo-americani mantengono una presenza
ancora larga, come residenti, non più animatori, nel quartiere di Bensonhurst,
e nella prospiciente Staten Island.
Tom Wolfe, Only the Dead know Brooklyn, “The New Yorker”, free
online
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