martedì 24 ottobre 2023

Aggrappati alla Madonna, contro il postmoderno

C’è una statua, e un festa annuale, a Melbourne, al Reggio Calabria Club, della Madonna della Montagna, la stessa che si venera a Polsi, in Calabria, nell’Aspromonte. Ce ne sono due di fatto in Australia, sempre a Melbourne: la seconda è tenuta nel sobborgo di Hawthorn, al Capistrano Social Club, degli emigrati dal paese di Capistrano, un picolo borgo in provincia di Vibo, che non fa mille abitanti (da cui tutti sono emigrati evidentemente, giacché una seconda festa della Madonna della Montagna è celebrata dai Capistranesi emigrati in Canada, a Toronto). Ma questa non è considerata nel saggio: la Madonna non è la stessa di Polsi, anche se si chiama della Montagna, riproduce la Madonna della chiesa di Capistrano in Calabria, e  preghiere e rituali non sono quelli di Polsi. La festa australiana segue gli stessi trituali (le penitenze, le invocazioni, le offerte) di quella aspromontana, e si celebra più o meno negli stssi giorni, i primi di settembre.
Non è un fatto di folklore. Papalia, specialista di storia diplomatica alla Monash University, è anche cultore della storia e la cultura della diaspora italiana in Australia. E la persistenza del rito sa legare perspicacemente a De Martino, al  postumo “Storia e metastoria. I fondamenti di una teoria del sacro”, testo poco frequentato ma lineare (un tardissimo recupero, del 1995), e ad “Apocalissi culturali e apocalissi psicopatologiche”, il saggio pubblicato su “Nuovi Argomenti” nel 1964. Le persistenze, staccate dal riferimento, dalle radici, rischiano un “caotico relazionarsi”, “in una vicenda di assurde coinonie”. La correlazione di De Martino è “assurda”, poiché coinonia ha significati solo positivi, di solidarietà, corresponsabilità, partecipazione fraterna, quindi non può essere assurda, forse strana. Ma Papalia la utilizza al contrario: “Sviluppi più recenti della ricerca etnopsichiatrica hanno evidenziato l’impatto traumatizzante dell’emigrazione”, lo hanno caricato di effetti ben più rilevanti e persistenti di quanto si è abituati a pensare. Aggrapparsi alla tradizione (anche religiosa, di pratica religiosa, oltre che linguistica, culinaria, parentale) è come per il naufrago trovare uno scoglio, per quanto puntuto. È anche una forma di resistenza, argomenta Papalia, al postmoderno, al vezzo di vivere nell’inconsistenza.    
L’argomento è svolto da Papalia anche
a contrariis, in notazioni per lui marginali (ma ripetute) che sono per il lettore forse la parte più sorprendente del suo saggio: la religiosità di questi calabresi, degli italiani in genere, con le Madonne, i voti, le processioni, i canti, le feste con la banda e i fuochi d’artificio, è mal sopportata dalla chiesa cattolica in Australia – ma non solo in Australia, si direbbe. Cita in apertura un cappuccino, Patrick Colbert: “Ho notato che quando gli Italiani si spostavano da un’area all’altra, la parrocchia cattolica da cui si partivano mostrava più un senso di sollievo che di rimpianto. La Chiesa, sembra, ha sempre considerato i migranti un problema piuttosto che un fenomeno naturale di mobilità umana”. Papalia lo spiega da storico: “La storia dell’integrazione  religiosa italiana in paesi come gli Usa e l’Australia, dove il modello egemonico apparteneva alla chiesa cattolica irlandese, mostra molti tentativi della chiesa cattolica locale di scoraggiare la pratica religiosa italiana a favore del modello di culto irlandese”. Feste, processioni, funerali sono considerati roba da pagani, e comunque uno spreco. Un altro monaco, benedettino, offre a Papalia un’altra testimonianza significativa: “Mi preoccupava, allora, di vedere il denaro attaccato alle statue o sprecato in fuochi d’artificio;…perché non scandalizzassero gli australiani, ho tentato di ridurre “Feste” e “Messe da morto”, ma non sono scomparse. Sono parte di una cultura profondamente sedimentate: santa Rita, sant’Antonio, «Madonna e Rosari», pellegrinaggi, e altre pratiche devozionali - per non ricordare l’attaccamento ai morti, con le messe da requiem…”. Peccato, grave?
Gerardo Papalia, Migrating Madonnas, “Flinders University Languages Group Online Review”, free online

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