Ai Brics il controllo dell’energia
In attesa della transizione verde,
il mercato internazionale delle fonti di energia viene a essere dominato dai
Brics. Sia come grandi consumatori -
India e Cina. Sia come grandi produttori -
Russia, Arabia Saudita, Emirati, Nigeria.
Il vertice Brics di Johannesburg
a settembre è stato visto e presentato come elitario, sul piano monetario, di
una moneta alternativa al dollaro. In realtà si configura come lo schieramento dominante
nel mercato delle fonti di energia.
Il Brics +, o Brics plus,
allargamento dei Brics, i paesi industriali che non si ritengono parte
dell’Occidente, essendo esclusi dal G 7, ha visto a Johannesburg la richiesta
di adesione dei principali produttori di petrolio e gas. Sotto l’egida della
Cina, del “multilateralismo inclusivo”
teorizzato da Pechino. E, per l’Iran e l’Arabia Saudita, anche della Russia - un
avvicinamento impensabile fino a ieri, tra i leader agguerriti degli opposti schieramenti
secolari islamici, sunniti e sciiti.
Di Iran, Arabia Saudita e Emirati
è prevista l’adesione il prossimo anno. La Nigeria, altro grande produttore di
petrolio e gas, non è candidata ufficialmente, ma è “interessata”.
In prospettiva, non è peraltro
detto che il predominio Brics sul mercato mondiale dell’energia si limiti alla
fase transitoria, fino all’energia verde: alcuni di questi paesi, Arabia Saudita
e Emirati soprattutto, investono molto anche sulle fonti di energia rinnovabili
– e la Cina, maggiore inquinatore, è anche di gran lunga il primo mercato della
mobilità elettrica.
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