sabato 28 ottobre 2023

Debutto con Fellini

Agosto, mese vuoto in città, si popola di figure ed eventi, eccezionali per essere ordinari. La vecchia fiamma Rita nel ricordo, nella scena della separazione, a Parigi. Cristina, giovanissima inserviente al caffè, compagna di avventure. L’adolescente che si sente colpevole. L’amico poliziotto, violento, vittima di violenza. I genitori in campagna dai genitori, dove il riemerge la conpagna d’infanzia – che presto riscompare.
Una narrativa frammentaria, d’immagini, figurine. Esercizi di narrazione, con l’aria del vissuto, personale. Una serie di stacchi, in soggettiva, che pure rimandano alla “Dolce vita” - alle persone e gli eventi semplici del film, attorno al protagonista.
Una “Dolce vita” minimal. Come la scrittura, che gli amici dello scrittore vogliono “acida e straniante”. Il primo libro di narrativa, trent’anni fa, di Carbone, fino ad allora filologo apprezzato, ancorché giovane, specializzato alla Sorbona.
All’inizio e alla fine due memorie grate della sua città, Reggio Calabria. Alla mano della mamma sul lungomare, un volta che si riprodusse in cielo lo specchio miracoloso della Fata Morgana. E il primo, intensissimo, innamoramento (segreto, non dichiarato) al liceo – “una vecchia costruzione a un piano, squadrata”, che “aveva resistito anche al terremoto”.  Con una nota di Albinati – sul cui esempio Carbone aveva scelto di insegnare nel carcere di Rebibbia, rinunciando formalmente alla carriera universitaria.  
Rocco Carbone,
Agosto, Rubbettino, pp.152 € 15

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