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“I promessi sposi” sono un altro romanzo
Il
vero romanzo, quello voluto da Manzoni, è con le figure. Manzoni le curò una
per una: la riedizione con le figure era mirata a scoraggiare la pirateria
editoriale, ma “fu Manzoni a dettare le illustrazioni al disegnatore Gonin”. Dettagliatamente:
“Le vignette del romanzo sono (iconicamente) brani di «prosa» dell’autore”. E
con le immagini il senso della scrittura, e della lettura, è diverso.
Uno.
Due: la “Storia della Colonna Infame” era e deve restare parte integrante del romanzo.
Anche in questo caso il collegamento su basa, oltre che sulle prime edizioni
curate da Manzoni, sulla continuità illustrativa: “Alla vignetta con la Colonna
segue, nella pagina successiva, la testatina conla distruzione della casa di un
untore e la dispersione di una famiglia. È il controcanto all’illustrazione sull’idillio
di una famiglia, quella di Renzo e Lucia, con Agnese nonna che ninna la prima
nipotina”.
Lo
specialista di Camilleri è uno studioso di Manzoni, curatore dell’“ultimo” Manzoni,
i tre volumi dei Meridiani. In questo saggio-conferenza a Bologna a un corso di
aggiornamento per insegnanti, ha recentemente sintetizzato i due pilastri della
sua “restaurazione” del vero romanzo.
L’abbandono
delle illustrazioni è sembrato ovvio per ragioni di economia e di
ammodernamento. Risale all’edizione del romanzo curata da Michele Barbi, con l’assistenza
di Fausto Ghisalberti, nel 1942. Anche se a Barbi quattro anni prima Giovanni
Gentile, nelle vesti di presidente del Centro Nazionale di Studi Manzoniani,
scriveva contrariato. Contrario a “trascurare un importante commento grafico
del testo, quando, come nel nostro caso,
tale commento sia stato voluto dall’autore e questi vi abbia collaborato”.
Sempre
di quell’edizione, 1942, è l’espulsione della “Storia della colonna infame”: “Fu
officiata da Giancarlo Vigorelli”, che la presentò come “un secondo romanzo
breve”, illustrandone la “solerzia narrativa”. Menre, spiega Nigro, è ben “Promessi
sposi”, e ne sposta l’ottica, senza il lieto di fine.
Il
saggio di Ngro ha una seconda parte, l’individuazione della casa di don Ferrante
e donna Prassede. Che lui accerta essere la casa degli Omenoni. In un sito che
sito che vedrà anche il linciaggio del ministro Prina alla Restaurazione. Nigro
conclude con un romanzo nel romanzo: “Nel ‘Fermo e Lucia’” si giustifica “il
diritto di un onest’uomo alla paura e all’inettitudine, quando sulle strade
esonda il terrore delle squadracce. Il brano viene silenziato nella
riscrittura. A Manzoni rimordeva il ricordo della timorosa inazione, mentre
sotto casa marciavano gli aguzzini del Prina” – che Foscolo invece tentava
disperatamente di dissuadere.
Salvatore
Silvano Nigro, Come leggere (oggi) i
Promessi Sposi, “Sole 24 Ore Domenica” 22 ottobre
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