La fine dell’impero russo
Implosa
come potenza mondiale, come Unione Sovietica, la Russia fronteggia ora la
minaccia di essere riportata indietro di tre secoli, a prima di Pietro il Grande.
Lo zar “illuminato”, precursore di Giuseppe II a Vienna e di Federico il Grande
a Berlino, di cui fra quattordici mesi ricorrono i trecento anni dalla morte,
insegnò alla Russia a guardare verso Occidente, dall’alto dei suoi quasi due metri
di statura. Verso il Baltico e il Mediterraneo. Sul Baltico fondò San Pietroburgo,
che fece capitale dell’“impero russo” – lo è stata fino al 1917, alla fine dell’impero.
Con l’esercito avviò la penetrazione verso il Mediterraneo – la compirà, qualche
decennio dopo, la zarina “tedesca” Caterina II.
Oggi
il Baltico è un “lago atlantico”, della Nato. E l’accesso al Mediterraneo è per
la Russia al benvolere di Erdogan, della Turchia – senza peraltro porti russi
praticabili, a meno della Crimea.
Comunque
si guardi la guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina, il senso è questo: riaffermare l’identità
russa come si era costituita negli ultimi tre secoli, in una infinita serie di
guerre verso i suoi vicini in direzione Ovest, verso l’Europa e il Mediterraneo.
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