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La nuova geografia economica – il declino Ue
Si riduce il peso del Giappone, in
primo luogo, e poi della Ue nell’economia mondiale negli ultimi anni. È il dato
che più colpisce dell’evoluzione registrata dal rapporto di Bruxelles “The 2022
EU Industrial R&D Investment Scoreboard”. L’evoluzione è specialmente accelerata
a cavaliere del covid, nel quinquennio 2016-2021. L’atro dato di rilievo è la
conferma della crescita cinese, in posizioni tali da insidiare i primati Usa.
Nei settori Elettricità, Media e
Ict la Ue riduce la quota di vendite sul mercato mondiale di quasi cinque punti,
dal 18,9 al 14,3 per cento. Ancora di più ha ridotto al quota degli investimenti
in questi settori, dal dal 23 al 14,1 per cento. Gli Stati Uniti rimangono
stabili, sia come quota vendite sia come quota investimenti: 33-34 per cento e 30-27
per cento rispettivamente, per fatturato e per investimenti. Ma la Cina cresce
notevolmente: dal 9 al 21 per cento nelle vendite, e dal 6,5 al 26 per cento negli
investimenti. Il Giappone ha anch’esso ridotto le sue quote, come la Ue: dal 16,6
al11,8 per le vendite, dal15,5 al 10,5 per gli investimenti.
Si ridimensiona anche il ruolo delle
aziende europee nel mercato mondiale. Le prime 2.500 aziende europee pesavano
per il 26,6 per cento del commercio mondiale nel 2016 e per il 21,6 nel 2021.
Analogamente per gli investimenti: la loro quota è scesa dal 23,7 al 19,8 per
cento. In riduzione anche le quote Usa: più rilevante negli inevestimenti, dal
27 per cento del totale mondiale al 21,4. Mentre si moltiplica la presenza
cinese, dall’11,5 al 24 per cento nelle vendite e dall’11,4 addirittura al 27
negli investimenti. Si riduce anche il ruolo del Giappone, ma meno che per la
Ue: dal 16,6 l 12,8 per le vendite, dal,15,5 al 13, 2 per gli investimenti.
La Ue manteneva le posizioni solo
nell’automotive – dove però la Cina sta
diventando il mercato dominante della “transizione”, sia come produzione, di auto
e batterie, sia come vendite. Nel quinquennio l’automotive Ue ha accresciuto la quota-mercato mondiale, dal 35,9 al
38,2 per cento. E ha ridotto di poco la quota investimenti, dal 26,1 al 24,9. Gli
Stati Uniti vedono ridotta la quota vendite, dal 16,6 al 13 per cento, ma in
crescita gli investimenti, dal 21,1 al
24,6 per cento (quota poi probabilmente accresciuta dalla politica protezionistica di Biden, di fortissime
incentivazioni ai produttori nazionali) . Marginale ancora la presenza della Cina,
7,8-11,4 la forchetta delle vendite, 4,5-9,6 quella degli investimenti. Sempre
elevate invece, quasi “europee”, le quote del Giappone: 29,5 e 26,1 per cento quelle delle vendite, ben
il 34,6 e poi il 33,6 quelle degli investimenti tecnologici.
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