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La vita attraverso la morte
L’eredità
culturale è, in fondo, parlare con la lingua dei morti. Il rapporto è
biunivoco, la morte è un passaggio: “Mentre è vero che parliamo col linguaggio
dei morti, è ugualmente vero che i morti parlano nelle e attraverso le voci dei
viventi. Ereditiamo le loro parole, così come prestiamo loro la voce”. Sulla base
di Vico, “La scienza nuova”, che Harrison dice “la fonte d’ispirazione di questo
studio”, e in subordine di Ernesto De Martino, con molti riferimenti letterari,
Omero, Virgilio, Dante, Milton, e la condivisione di temi e figure di
Ungaretti, Wallace Stevens, Marianne Moore, Rilke, ma soprattutto di Leopardi e
Petrarca, Harrison ricostruisce la rete interminata della vita attraverso la
morte. L’aldilà continua a dominare la nostra esistenza, credenti o no, la
cultura può dirsi anche un negoziato tra qui e là, presente e passato, tra scontri,
convivenze, cancellazioni.
Non
l’ennesima variazione sulla storia. Un’opera di filosofia letteraria – o
letteratura filosofica: esplora le forme in cui si manifestano i rituali del
dolore e del compianto. Specie nella tumulazione. La riflessione nasce da
questo aspetto, da Vico. La sepoltura segna l’inizio e dà la definizione di ciò
che chiamiamo umanità. L’umanità “non è una specie (Homo sapiens è una specie); è un modo di essere mortali e di di collegarsi
al morto. Essere umano significa soprattutto seppellire”. Il latino humanitas venendo da humando, seppellire – dalla radice indoeuropea
dghem, che è la base anche del greco khton, la terra.
Una
derivazione e un ingrandimento di “Foreste”, la prima incursione di Harrison nella
continuità. Autore successivamente di “Giardini. Riflessione sulla condizione
umana”, nel continuo rifacimento, quotidiano, dell’eden, l’idea primigenia di
innocenza. Già autore di una raccolta di racconti (divagazioni) “Roma, la
pioggia. A cosa serve la letteratura”. Agli studi filologici essendosi avviato su
Dante, soprattutto sulla “Vita Nova” – la sua prima pubblicazione, non
tradotta, è “The Body of Beatrice”.
Harrison
è professore di Letteratura Italiana alla Stanford University, del dipartimento
di Francese e Italiano – insignito per questo delle massime onorificenze, dalla
Francia.
Con
una postfazione di Andrea Zanzotto.
Robert
Pogue Harrison, Il dominio dei morti,
Fazi, pp. 238 € 19
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