L’allegria del funerale
Per
celebrare Matthew Perry, l’anima della serie, morto a 54 anni nella vasca da
bagno, si esuma lo spettacolino messo su qualche tempo fa con tutti i
protagonisti, oltre Perry, Jennifer Aniston, Lisa Khudrow, Matt Le Blanc, etc., Attorno a un tavolo con un presentatore incaricato
di identificarli uno per uno, soprattutto gli uomini, imbolsiti o incanutiti, che
li identifica uno per uno, con scenetta d’accompagno. E negli ambienti del
vecchio sceneggiato, l’appartamento di New York, interni tirati su dentro un
vecchio capannone, i protagonisti a ricordarsi l’un altro questo o
quell’aneddoto. Tutti col sorriso e la risata, dopo abbracci e baci. Tutti fuori
ruolo. Specie Perry, quasi muto. Ma anche i più loquaci e effusivi, Le Blanc soprattutto,
o Aniston. Gli ideatori e sceneggiatori della serie, ora vecchissimi, hanno riequilibrato
un po’ lo spettacolino, ma potevano poco.
Queste
“reunion” sono ormai un genere a parte, dai Rolling Stones in giù. Forse un affare.
“Friends” era una sit-comedy brillante,
per questo era andata in tutto il mondo – si parla di una ventina d’anni fa. La
“reunion” serviva per programmare a buon mercato un paio d’ore d’intrattenimento,
sperando che qualche milione di fan delle decine di milioni della serie si
scuotesse. Ma è un invito alla malinconia, tanto lo squallore. Le “reunion”
sono anche un genere che già non se ne può più – sembrano il rinfresco dopo il
funerale, come è l’uso in America.
Ben
Winston, Friends – The Reunion, Sky Documentaries
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