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Lazzi e facezie, Gadda si racconta
Il
miglior racconto di Gadda è “il Gadda” medesimo, umori e malumori, e in questa
raccolta, azionata da lui stesso nel 1977, non si risparmia. “L’appellativo di
profeta, cioè vate”. “la retorica dei buoni sentimenti”, “barocco è il Gadda”,
“nel mio rococò”, “un tono teso di qualità narcisistica l’ho in uggia”, ma
bisogna capirlo, “caduto preda, ahi!, delle donne–educatrici” nella fanciullezza
– “la vanità non è femmina, è maschio”... Ce n’è ancora per oltre trecento
pagine.
C’è
una pointe, un’agudeza, uno sberleffo, un lamento a ogni pagina, a ogni capoverso, a ogni riga.
Come di conversatore arguto, chiuso, per misantropia?, con se stesso, di fronte
a un quaderno. Si parla del “Pasticciaccio”,
e anche del Belli, della “Celestina”, dell’“Amleto” al teatro Valle (Gassman
con Squarzina), di Baudelaire con Rimbaud (“I viaggi la morte” del titolo è la
lettura di “Le Voyage” di Baudelaire e del “Bateau-ivre” di Rimbaud), di Ensor,
di Moravia (“Agostino”). E anche, a lungo, di “Psicanalisi e letteratura”, e di
“Tecnica e poesia” – in breve, invece, di “Lingua letteraria e lingua
dell’uso”. Non mancano i lazzi, anzi.
Alla
lettura basta il ritratto, una paginetta o poco più, di Virgilio dal vivo, soldato,
marinaio, lettore (nel saggio “Psicanalisi e letteratura”). O il primissimo
“Faussone”, l’operaio mitico di Primo Levi, in poche, definitive, righe di
“Tecnica e poesia”: “Ho vissuto fra gli uomini delle macchine…”. Un “Baudelaire
d’annata”, al centro del saggio del 1927
su “Solaria” che dà il titolo al libro, fra le tante lettura di Baudelaire una
delle più avvincenti. Un Ensor a sorpresa, da improvvisato critico d’arte. Con
riconoscimento tempestivo di Sandro Penna, nel 1948 (“Il premio di poesia «Le
Grazie»”). E già nel 1950, benché sulla rivista “Paragone”, cioè indotto da Roberto
Longhi, parte in causa, scomplessato recensore della letteratura gay - con una
lista, en passant, lunga due pagine
di praticanti del culto, fra i politici e i letterati. Partendo dalla
recensione di Genet, “Diario del ladro”, un’anteprima per l’Italia, dove sarà
tradotto quattro anni più tardi – e anche per la Francia, Sartre ci arriva due
anni dopo. E lui stesso, l’ingegner Gadda? S’ubriaca col “romanzo di vivere in
due uomini” di Rimbaud: “Troppo sì, troppo… (bello). Lo dic’anch’io, si dice a
Firenze”. Nei “giovani sportivi” mirando al “pacco” di Pasolini, ben prima di
lui, “il loro cocò micromotorizzato, inguainato nel fondo dei blue-jeans”.
Con
molte annotazioni anche seriose. Sull’egoismo-narcisismo-egotismo. Spassose “scientifiche”
spiegazioni del mito di Eco e Narciso, “logaritmiche e geometriche”. O della “filosofia”
dell’Apocalisse ridotta a libello di Giovanni contro il suo persecutore
Domiziano. Sublime, come si suole dire, o sconcertante, il Gadda pedagogo del
saggio forse più ampio, sicuramente il più impegnato e dotto, “Emilio e
Narcisso” (“come lo chiama don Gabriele”), pubblicato nel primo e secondo numero
della rivista fiorentina “Ca Balà”, la prima serie, nel 1950. Come pure, tra i
lazzi, della nipiologia o scienza del lattante, come enunciata dal dottor
Ernesto Cacace di Capua: uno sfoggio di dottrina, da Ippocrate a Aulo Celso, a
Bagelardo da Fiume (non inventato), al Trunconio e al Sorano (id.), e più a
Jean-Paul (Richter ) e Jean-Jacques (Rousseau), compagni di merende, nonché, sorpresa, con l’osservazione
dal vero, di lattanti e pargoli.
È
la taccolta di prose brevi d’occasione come si suole dire: articoli di
giornale, elzeviri, opinioni, interviste, confessioni (“Come lavoro”),
recensioni, critiche, perfino qualche mostra. Ma sono distinzioni che non
vogliono dire nulla, Gadda non è scrittore “di servizio”, è ovunque lui, e
ovunque per qualche verso simpatico. Racconta o spiega come se borbottasse, e
questo fa della raccolta una sorta di conversazione, con l’amico Gadda che fa
tutte le parti, anche la nostra, interlocutore compreso o interlocutrice – con
la quale è sempre ossequioso.
La
riedizione Adelphi propone minime variazioni sulle precedenti Garzanti, ma si
avvale di una robustissima nota ai vari testi, un libro nel libro, di Mariarosa
Bricchi - per gli aficionados una miniera, soprattutto del laboratorio gaddiano, di usi linguistici, pratiche, tecniche.
Emilio
Gadda, I viaggi, la morte, Adelphi,
pp. 432 € 24
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