domenica 15 ottobre 2023

Lazzi e facezie, Gadda si racconta

Il miglior racconto di Gadda è “il Gadda” medesimo, umori e malumori, e in questa raccolta, azionata da lui stesso nel 1977, non si risparmia. “L’appellativo di profeta, cioè vate”. “la retorica dei buoni sentimenti”, “barocco è il Gadda”, “nel mio rococò”, “un tono teso di qualità narcisistica l’ho in uggia”, ma bisogna capirlo, “caduto preda, ahi!, delle donne–educatrici” nella fanciullezza – “la vanità non è femmina, è maschio”... Ce n’è ancora per oltre trecento pagine.
C’è una pointe, un’agudeza, uno sberleffo, un lamento a ogni pagina, a ogni capoverso, a ogni riga. Come di conversatore arguto, chiuso, per misantropia?, con se stesso, di fronte a un quaderno. Si parla del “Pasticciaccio”, e anche del Belli, della “Celestina”, dell’“Amleto” al teatro Valle (Gassman con Squarzina), di Baudelaire con Rimbaud (“I viaggi la morte” del titolo è la lettura di “Le Voyage” di Baudelaire e del “Bateau-ivre” di Rimbaud), di Ensor, di Moravia (“Agostino”). E anche, a lungo, di “Psicanalisi e letteratura”, e di “Tecnica e poesia” – in breve, invece, di “Lingua letteraria e lingua dell’uso”.  Non mancano i lazzi, anzi.
Alla lettura basta il ritratto, una paginetta o poco più, di Virgilio dal vivo, soldato, marinaio, lettore (nel saggio “Psicanalisi e letteratura”). O il primissimo “Faussone”, l’operaio mitico di Primo Levi, in poche, definitive, righe di “Tecnica e poesia”: “Ho vissuto fra gli uomini delle macchine…”. Un “Baudelaire d’annata”, al centro  del saggio del 1927 su “Solaria” che dà il titolo al libro, fra le tante lettura di Baudelaire una delle più avvincenti. Un Ensor a sorpresa, da improvvisato critico d’arte. Con riconoscimento tempestivo di Sandro Penna, nel 1948 (“Il premio di poesia «Le Grazie»”). E già nel 1950, benché sulla rivista “Paragone”, cioè indotto da Roberto Longhi, parte in causa, scomplessato recensore della letteratura gay - con una lista, en passant, lunga due pagine di praticanti del culto, fra i politici e i letterati. Partendo dalla recensione di Genet, “Diario del ladro”, un’anteprima per l’Italia, dove sarà tradotto quattro anni più tardi – e anche per la Francia, Sartre ci arriva due anni dopo. E lui stesso, l’ingegner Gadda? S’ubriaca col “romanzo di vivere in due uomini” di Rimbaud: “Troppo sì, troppo… (bello). Lo dic’anch’io, si dice a Firenze”. Nei “giovani sportivi” mirando al “pacco” di Pasolini, ben prima di lui, “il loro cocò micromotorizzato, inguainato nel fondo dei blue-jeans”.
Con molte annotazioni anche seriose. Sull’egoismo-narcisismo-egotismo. Spassose “scientifiche” spiegazioni del mito di Eco e Narciso, “logaritmiche e geometriche”. O della “filosofia” dell’Apocalisse ridotta a libello di Giovanni contro il suo persecutore Domiziano. Sublime, come si suole dire, o sconcertante, il Gadda pedagogo del saggio forse più ampio, sicuramente il più impegnato e dotto, “Emilio e Narcisso” (“come lo chiama don Gabriele”), pubblicato nel primo e secondo numero della rivista fiorentina “Ca Balà”, la prima serie, nel 1950. Come pure, tra i lazzi, della nipiologia o scienza del lattante, come enunciata dal dottor Ernesto Cacace di Capua: uno sfoggio di dottrina, da Ippocrate a Aulo Celso, a Bagelardo da Fiume (non inventato), al Trunconio e al Sorano (id.), e più a Jean-Paul (Richter ) e Jean-Jacques (Rousseau), compagni di merende, nonché, sorpresa, con l’osservazione dal vero, di lattanti e pargoli.
È la taccolta di prose brevi d’occasione come si suole dire: articoli di giornale, elzeviri, opinioni, interviste, confessioni (“Come lavoro”), recensioni, critiche, perfino qualche mostra. Ma sono distinzioni che non vogliono dire nulla, Gadda non è scrittore “di servizio”, è ovunque lui, e ovunque per qualche verso simpatico. Racconta o spiega come se borbottasse, e questo fa della raccolta una sorta di conversazione, con l’amico Gadda che fa tutte le parti, anche la nostra, interlocutore compreso o interlocutrice – con la quale è sempre ossequioso. 
La riedizione Adelphi propone minime variazioni sulle precedenti Garzanti, ma si avvale di una robustissima nota ai vari testi, un libro nel libro, di Mariarosa Bricchi - per gli aficionados una miniera, soprattutto del laboratorio gaddiano, di usi linguistici, pratiche, tecniche.
Emilio Gadda,
I viaggi, la morte, Adelphi, pp. 432 € 24

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