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Le famiglie per l’aborto
Nel
1974 il referendum contro il divorzio fu bocciato dalle donne, 6-4. Nel 1981 il
referendum contro l’aborto fu bocciato dagli uomini, 7-3. C’era stato il
centro-sinistra negli anni 1960, che aveva rinnovato il diritto di famiglia, e
le due leggi, per il divorzio e per l’aborto,
erano mature anche per l’opinione pubblica.
All’aborto
si arrivò in maniera quasi accelerata, dopo tante incomprensioni, e opposizioni
preconcette, compreso Pasolini, per l’incidente di “Seveso, il Vietnam alle
porte di Milano”, la diossina diffusa a luglio del 1986 dall’Icmesa. Ma più per
l’insofferenza delle donne, e delle stesse famiglie che il divieto ambiva
proteggere.
Gissi
e Stelliferi fanno la storia di un secolo, dalla legislazione fascista, della
donna fecondatrice, ai tentativi “oltre la legge 194”, per migliorarla o limitarla. Una
storia subito molto remota, che sembra preistoria. Perché è una storia civile, di
archivi – di norme, pareri, sentenze, fatti della vita. Ma scorre come una
fantasia barbarica, “gotica”: tecniche da fabbroferraio, intrighi mafiosi, mercati
da “cravattari”, e santi.
Nella
collana “Nodi dell’Italia repubblicana”, che Michele Colucci dirige, “Una storia”
s’intende dell’Italia in materia di aborto. Con la vicinanza incombente della
Chiesa, anzi del Vaticano – compresi i gesuiti, fieramente avversi alla legge.
Ma, poi, la legge (varata in Parlamento nei giorni tumultuosi dell’assassinio
di Moro) si promulga sulla “Gazzetta Ufficiale” a firma di tutti democristiani: Andreotti
presidente del Consiglio, ministro della Sanità Tina Anselmi, della Giustizia Bonifacio,
più i due ministri finanziari, del Bilancio Morlino e del Tesoro Pandolfi. La laica
Francia l’aveva adottato tre anni prima. Gli Stati Uniti cinque anni prima, ma
non per via legislativa – aveva supplito la Corte Suprema (la sentenza Roe-Wade
del 1973, ora letta dalla Corte in senso contrario).
Alessandra
Gissi-Paola Stelliferi, L’aborto – Una
storia, Carocci, pp. 259 € 21
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