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L’epoca del falso
Adrià,
lo chef per eccellenza di questi decenni
di foodmania, dice che non gli piace
cucinare. Lo dice per avere un “ritorno di fiamma” – è da qualche tempo che non
faceva più i titoli? Ma è in effetti una strana mania, quella del “gusto”: un
mondo di pubblicità senza sostanza. Se nessuno più cucina in casa, solo
surgelati, e nei ristoranti servono precotti.
Una
passione costruita a freddo, quella della cucina, per “valorizzare” l’immenso
bacino pubblicitario, prima poco battuto, dell’agricoltura e dell’agroindustria,
e della necessità di alimentarsi. Come quella già in uso da due generazioni del
fashion, poiché il mondo vuole ancora
vestirsi. Con l’incredibile mercato degli sneakers,
scarpe di gomma e plastica che costano pochi centesimi, durano una stagione, riempiono
il corpo di elettricità statica, e si vendono a diecine e centinaia di euro. O
dei più recenti social, con influncer per
ogni bisogno, specie se superfluo, e di ogni età.
Non
c’è altra novità nel Millennio, a parte le guerre tutt’attorno all’Europa - vissute anche queste come propaganda, eroi, casi umani, vittime innocenti:
sarà il Millennio del Falso?
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