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Apocalisse
–
Un libello contro l’imperatore Domiziano, che lo perseguitava, perseguitava l’evangelista
Giovanni? È ermeneutica gaddiana, del dialogo filosofico “L’egoista” – “Botteghe
Oscure”, 1954 (ora nella raccolta “I viaggi la morte”): il “santo barbone scribacchione,
che ai suoi novant’anni sonati aveva ancora tanta voglia di menar la penna, si
è “un po’ abbandonato ai suoi dadà”, e “non potendo sparare a Domiziano, gli ha
maledetto la porpora” – “dall’isolina ove Domiziano l’avea ristretto”.
Céline – “Quando ero
passato per Parigi per andare in Spagna” - ad arruolarsi: è Orwell che ne
scrive, alla fine di “Omaggio alla Catalogna” - “la città mi era sembrata in
decadenza e cupa, molto diversa dalla Parigi che avevo conosciuto otto anni
prima, quando la vita costava poco e di Hitler non si era ancora sentito parlare.
Metà dei bar che conoscevo erano stati chiusi per mancanza di clientela, e
tutti erano ossessionati dal costo eccessivo della vita e dalla paura della
guerra”. Era dicembre del 1936. Era la Parigi del Fronte Popolare. È in questo
clima che Céline si accinge alla redazione dei famigerati libelli. Il primo,
“Mea culpa”, antisovietico e anticomunista, è dello stesso 1936. Seguiranno,
nel 1937 e nel 1938, le “Bagattelle” e “La scuola dei cadaveri”, libelli contro
la guerra che si prepara oltre che antisemiti (la guerra che si prepara è opera
diabolica dei capitali, degli ebrei).
Critici
–
Gadda li vede “apotecari e carabinieri dell’immortalità”.
Dante - È drammaturgo, nei (tanti ) dialoghi. Gadda
lo nota a proposito del suo Belli, teatrale, alla fine del suo lungo studio del
poeta romano: “Questo è anche del Porta, è dei grandi dialettali in genere, è
di Dante drammaturgo: poiché il dialetto, non meno di certo dialogo di Dante, è
prima parlato o vissuto che non ponzato o scritto”.
Per lo stesso motivo il Gadda del “Pasticciaccio” allora non è drammaturgo.
Gadda
–
Un romantico. Così si dichiara, con la solita sovrabbondanza, lui stesso,
dovendo trattare del neorealismo. Questo l’incipit del saggio “Un’opinione sul
neo realismo” (nella raccolta “I viaggi la morte”): “Le mie naturali tendenze,
la mia infanzia, i miei sogni, le mie speranze, il mio disinganno sono stati, sono,
quelli di un romantico: di un romantico preso a calci dal destino, e dunque dalla realtà…”. Alla quale non vorrà
darla vinta, un’altra inventandosi nella scrittura?
Giornalisti – A proposito
del clima di sospetto che dominava nel suo albergo a Barcellona nella primavera
del 1937, durante la guerra di Spagna, i giorni dell’attacco ai “trockisti”, i
comunisti e i socialisti non sovietici, Orwell in “Omaggio alla Catalogna”
annota: “L’obeso agente russo metteva alle strette uno alla volta tutti i
rifugiati stranieri spiegando loro che tutta quella faccenda era un complotto
anarchico. Io lo osservavo con interesse, perché era la prima volta che vedevo una persona il cui mestiere era
quello di mentire, se si escludono i giornalisti”.0
Manzoni – Era tutto
Verri, figlio di Giovani e nipote di Pietro - non di Cesare Beccaria. Essendo Pietro
Verri l’amante di Teresa Blasco Beccaria, quando concepì Giulia, che poi sarà
la madre di Alessandro. E Alessandro lo
avrebbe anche saputo: se dalla madre Giulia Beccaria seppe che non era figlio
del marito Pietro Manzoni ma di Giovanni Verri, avrà saputo anche che suo nonno
era Pietro Verri e non Cesare Beccaria. Più che un’ipotesi, sarebbe una certezza,
almeno sul piano filologico. Che lo storico e bibliofilo Pier Carlo Masini
avrebbe accertato nel 1996, analizzando un manoscritto di cui era venuto in
possesso, “Memorie riservate manzoniane del dottor Innocenzo Ratti”. Un falso,
compilato su presunte confidenze di don Giulio Ratti, parroco di San Fedele,
cioè di Manzoni, al fratello notaio. In cui però Masini avrebbe trovato ipotesi
non del tutto avventate sugli ascendenti di Manzoni. Andrea Tomasetig ne riferisce
entusiasta sul “Sole 24 Ore Domenica” il 22 ottobre.
Neo realismo – Un rosario? Gadda, che lo soffriva, spiega perché nel volume “Il neorealismo”, curato da Carlo Bo per la Rai nel 1950: “Nella «poetica del neorealismo», quale mi si è rivelata da alcuni esempi, direi che ogni fatto, ogni quadro è (cioè riesce ad essere) nudo nocciolo, è (cioè riesce ad essere) grano di un rosario dove tutti i grani sono giustapposti ed eguali”. Standardizzato, ripetitivo. In effetti – curiosamente, è l’effetto alla rilettura di Pasolini, che pure voleva andare incidere la crosta.
Nipiol – Si ricorda
ancora una pubblicità Buitoni per i bambini, del Nipiol Buitoni, con un atleta
muscoloso di spalle che scolpiva o teneva un architrave. Gadda ne aveva derivato
una scienza. meglio, l’aveva diffusa, traendola dal
dimenticatoio, nel 1950, nell’impegnativo saggio “Emilio e Narcisso” (ora in “I
viaggi la morte”), pubblicato sul primo e secondo numero della rivista satirica
fiorentina “Ca Balà”, col titolo”Meditazione prima: sula rosta o ruota del
tacchino”. Che si apre su un lungo elogio semiserio della nipiologia, o scienza
del lattante, come branca distinta dalla pediatria, a opera del dottore Ernesto
Cacace, che a Capua fondò nel 1905 un suo proprio Istituto di Nipiologia, e nel
1915 lo trasferì a Napoli – con una specie di ordine laico di Visitatrici dell’Istituto
Nipioigienico di Capua (segue un excursus storico deLla materi, da Ippocrate a
Oribasio di Pergamo, che esiste, Bagelardo
da Fiume, Trunconio, Sorano, che
esistono, Jean Paul, “Levana”, e Rousseau, ammiratissimo, “Emilio”, trascritto
per lunghe pagine).
Parolacce – “Sono sacre”, Gadda dixit, “Arte del Belli”, 1945 (ora in “I viaggi la
morte”) – “beninteso… non meno di qualunque altra parola o virgola o accento
del testo”.
Peirce – Il fondatore
della semiotica, cui tanto Umberto Eco si vuole indebitato, fu un barbone? Nel
romanzo “Un’educazione amorosa”, John Banville lo ricorda così: “Il grande
pragmatista Charles Sanders Peirce dovette mendicare il pane e perfino, per
qualche tempo, visse per strada”.
Set – Quello cinematografico
è come una “Natività”? Il narratore di John Banville, del romanzo “Un’educazione
amorosa”, che impersona un attore di teatro in età, coinvolto nelle riprese di
un film, se lo dice alla fine: “Il set di un film a niente somiglia di più che
a una scena della Natività, quel piccolo spazio illuminato circondato dalle sue
fioche posizionate figurine”.
Viaggio – “I viaggi, che
sembravano via via poter appagare un desiderio inestinguibile, hanno rivelato
la gelida uniformità degli oceani e dei continenti” – C.E .Gadda, “I viaggi la
morte”. Gadda, che pure aveva viaggiato molto, era sedentario – aveva viaggiato
“per bisogno”: per lavoro, per la prigionia in guerra.
letterautore@antiit.eu
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