lunedì 23 ottobre 2023

L’intelligenza perduta dell’Occidente

Viviamo le guerre come “notizie di guerra”. E nient’altro. Come propaganda. Niente cause, niente sviluppi o esiti possibili, niente sugli eventi stessi, come accadono. Solo chiacchiere. In Italia, per la povertà dell’informazione, inabissata da decenni ormai nell’irrilevante, ma anche fuori, sui media internazionali.
Nonché l’Europa, nemmeno gli Stati Uniti sembrano avere più una bussola politica, un assetto decisionale e un orientamento dell’opinione conseguente all’analisi dei fatti, facendosi forza solo dei servizi di “intelligence”, parola nobile per spionaggio. Dei servizi americani, e di quelli inglesi che sono i più inetti al mondo - quando non si fanno forza con le armi. Dall’11 settembre all’Iraq e al Russiagate, con l’Ucraina e il Negev. Ma già con l’appoggio a Khomeiny contro lo scià in America - quanti lutti dall’accoppiata Carter-Brzezinzki. O i presuntuosi servizi inglesi, che si credono 007, e a Beirut tenevano Kim Philby, uno spione dei russi. Fino alle “primavere arabe” di Hillary Clinton-Obama. Si direbbe “l’invenzione del radicalismo islamico”, mimando lo storico Hobsbawn, una stupidaggine. Ma è un delitto.
Non se ne può fare colpa ai servizi. Efficienti o inefficienti sono sempre spionaggio, che conta lo zero virgola negli affari internazionali. Il problema è che non c’è un Occidente, non c’è un’idea di politica “occidentale”. C’è solo, in Occidente, l’America, che cortocircuita l’Europa, la Fortezza Europa”. Questa è l’unica costante discernibile da trent’anni a questa parte. Anche mandandola al fronte, economico e, ora, politico.

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