venerdì 20 ottobre 2023
L’intelligenza politica vittima del fascismo – e delle “due culture”
Essere stati antifascisti, ostracizzati, carcerati, esuli non è stato una dote nella Repubblica, e anzi li ha salvati, tuttora li salva, a stento – qualcuno se ne ricorda il nome. Erano anticomunisti, come erano necessitati a farlo dalla stessa coscienza della libertà, e non si poteva esserlo, questo li ha esiliati in patria. Ai margini, quando non al dileggio, all’aggressione verbale. E pure si trattava di persone di peso, per ogni aspetto, di integritàù civile oltre che di cultura e intelligenza, soprattutto politica: Salvemini, Chiaromonte, Silone, Pannunzio, Ernesto R ossi, Lionello Venturi, Garosci, Rosario Romeo. Che pure vantavano l’ombrello di Croce. Altove si sarebbero detti “maestri del pensiero”, nelI’Italia repubblicana furono giusto tollerati, ma ai margini, e spesso insultati. Anche dal Migliore, e senza dubbio il più colto dei suoi, il capo dei Comunisti Togliatti. E quando Togliatti non ci fu più, gli eredi operarono come se non ci fossero. Fino a Berlinguer che ne decretò l’estinzione, sotto l’ombrello delle “due culture”, le uniche esistenti a suo incontrovertibile giuidizio, anzi pensabili e auspicabili in Italia: la comunista e la “popolare”, ossia democristiana.
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