Miseria dell’informazione in guerra
Una nave cinese tranciò il
gasdotto del Baltico. I terroristi di Hamas sceneggiano in tv in Israele le loro
mattanze. Si ricostruiscono fotografie di bambini decapitati, dagli stessi.
Cosa ci dobbiamo bere? I morti sono duemila, no ventimila, no duecentomila.
Le “notizie di guerra” sono parte
della guerra, non si ripete mai abbastanza. Forse necessarie, comunque parte
del gioco. Ma non sono informazione.
Di informazione una guerra è
fonte inesauribile purtroppo, per mille aspetti. Ma solo si registra e si
diffonde, come informazione, la propaganda, le “notizie di guerra” – già bell’e
confezionate. Per pigrizia? Per preconcetto?
L’effetto è di diffondere
l’incertezza. Trascurandosi i fatti veri della guerra, e i loro possibili
sviluppi, si diffonde con l’incertezza la paura. E il (mini)militantismo che ci
invade, contro questo e contro quello.
Non c’è molto che ognuno possa
fare in una guerra, lontano da essa. Ma la guerra, anche se remota, e quelle in
atto non lo sono, ha riflessi comunque sulla nostra vita. Bisognerebbe sapere di
che si tratta.
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