Raffaella, l’angelo di Apollo
Su
libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, con la regia di Francesco
Micheli, un’opera un po’ pop, mimando (nel titolo) i Beatles. Raffaella Carrà sbarca
sulla terra messaggera di pace e amore, genio alato proveniente dal pianeta Arkadia,
regno della poesia e della bellezza, un mondo dell’arte, governato da un
sovrano Apollo XI. È stata inviata in Italia per “spettinarla”. Per dare uno
strappo al conformismo piccolo borghese, alla prese con il boom economico e la
nuova ricchezza. E lo fa con la nota leggiadria. A partire dal “tuca tuca”, rivoluzionario
cinquanta e più anni fa, o dall’ombelico scoperto in tv. Sotto un viso di
angelo, sessuato-asessuato.
Un’opera
non molto melodica, ma sempre a buon ritmo. – si dice opera ma è più sul genere
musical, veloce, ballato, fantastico. Un’opera sulla televisione più che su Raffaella,
anche se con molta fantasia. Un sogno e un’esegesi, per di più socio-politica:
come la televisione ha cambiato l’Italia, come (poco) Raffaella ha cambiato la
televisione.
Si
è portati a dire poco, ma Raffaella Carrà non è – è stata – l’Italia? Anche migliore
di questa di Fedez e Feragni. Si fa per dire – un rischio dell’opera di
Curtoni, dei librettisti, della Rai che ha commissionato e prodotto l’opera, è
che presumano troppo: cambiare l’Italia, cambiare la tv?
Lamberto
Curtoni, Raffa in the Sky, Rai 5,
Raiplay
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