martedì 24 ottobre 2023

Secondi pensieri - 526

zeulig


Ermeneutica
– È la “creazione” del classico. Semplice. A partire dai testi sacri, figurarsi. Fino alle “edizioni critiche” – l’opera quale la voleva l’autore. Se ne capisce la voga, in epoca di postmoderno, e l’alta stima di cui gode – ben più delle opere su cui si esercita.


Libertà
  È  palesemente conculcata dai “diritti” di libertà. Sembra un paradosso, e lo è. Ma non senza senso: la conculcano i diritti sotto forma di assolutismo, di terrorismo – di anatema nella pratica dei vecchi panegiristi. Ma non quando sono singoli, o minoranze: quando sono maggioranze  opportuniste, di conformisti. O quando diventano regole, una “legge della minoranza”.
Slavoj Žižek ne fa una questione morale, ma è una contraddizione – “La Lettura”, 15 ottobre: “A parole tutto è concesso, nei fatti crescono censure e divieti dettati dalla cultura woke in nome dell’inclusività” E: “In nome del permissivismo si attivano tutte le limitazioni: politicamente corretto, woke, cancel culture e così via…. A  parole siamo per l’inclusione, per la diversità, ma il risultato è una nuova forma di terrore. Oggi, in nome dell’inclusione, escludiamo le persone più che mai, il paradosso è che la cancel culture difende sempre la diversità, l’inclusione”. Non è esatto: è un movimento di rivendicazione, che quindi è intitolata, per difendersi, ad abbattere. Diverso è lo spirito woke, che invece è censorio – una sorta di conformismo: è nato come movimento di contestazione, ma è presto diventato, tra gli stessi contestatori, sinonimo di illiberale.
La chiave delle ambiguità degli ultimi movimenti(in teoria) libertari è però nell’opportunismo dei media, dell’opinione pubblica. Il movimento woke non ha più di quindici anni di vita, se prende il nome da una canzone del 2008. Si è già imposto, e si è già avviato al declino, contestato al suo interno. La cancel culture  ha origini variamente dibattute ma non più in là del 2014. E dunque? C’è una maniera americana di fare giornalismo – informazione, opinione, dibattito. E non c’è altro giornalismo se non quello americano – gli altri “ribattono”: copiano, riscrivono, rilanciano, gonfiano.  


Machiavelli – Un “Anti-Machiavelli” è opera di Federico II di Prussia, se mai ci fu regnante più “machiavellico” - era anti-Machiavelli a tal punto che perfino uno spirito libero come l’arguto Lichtenberg si esimeva dal menzionare il segretario fiorentino, pur parafrasandolo.
Carlo Emilio Gadda in un saggio sull’“Amleto” di Shakespeare, parla di “componente antimachiavellica del puritanesimo, dell’anglicanesimo, della riforma”. Della Riforma di Lutero, monaco in armi? Dell’anglicanesimo di Enrico VIII, più mozzatesta che debosciato? Del puritanesimo, i cu stermini non si sanzionano perché gli Stati Uniti che se ne dichiararono eredi sono ancora i padroni del mondo.
Machiavelli  è una cattiva coscienza – una cartina di tornasole, di chi si colora di anti-Machiavelli.


Mercato - Nello scambio ci si dà per un prezzo, oppure gratis, come nel potlach: dipende dal grado di soddisfazione. Dunque, il mercato moderno, il mercato, comporta un grado di soddisfazione zero. Potrebbe essere teoria rivoluzionaria.

Natura – L’uomo è “naturale”, ne è un composto, ma è un figlio degenere, vuole e sa come indirizzarla, anche contrastarla. Con la medicina, con l’ingegneria, la chimica, la biologia, col semplice aratro, e col pensiero astratto.
Si è fatto, Ferraris l’ha fatto subito, un riesame della condanna della tecnologia di Heidegger dopo il covid. Di uno che amava la “natura” nel senso di campagna-montagna per il week-end, e nel senso di arcaismo – la vanga e il carrettiere, insieme col focolare, la capanna e il costume che sono piuttosto ripari dalla natura. Che la tecnica diceva una schiavitù. Sarebbe stato no wax, e sarebbe morto – uno dei candidati a morte per natura. Per l’età. Ma è naturale la morte, come la nascita. E la malattia. Contro la quale è giusto e buono fare resistenza. Da esseri naturali: ha insita la sua negazione – l’insubordinazione, il matricidio.
Non è possibile un complesso di Edipo in riguardo alla natura non essendoci triangolazione, ma un matricidio sottoforma di Edipo sì.
 
Postmoderno – La cultura come gioco, al meglio, o più probabilmente come restauro, evocazione, ripetizione, imitazione, capacità manuale o intellettuale di rifare il già fatto, e più complicato è il rilievo, il calco, il ricamo, più eccelso il risultato. Al meglio è ermeneutica, senza il distacco che si pretende dall’ermeneuta, da attori e non da commentatori. Come un arrangiamento in musica: c’è in musica il compositore, e c’è, anche molto bravo, l’arrangiatore.

Storione familiare - Il “romanzo familiare”, deve precisare la Treccani, non è quello comunemente inteso, di saga familiare, per lo più di fantasia, di nonni, zii e bisnonni, del nome, del “casato”, delle origini. Il vezzo di raccontarsi la propria vita, cioè inventarsela, anche col suggello della documentazione “rigorosa”, ora esercizio comune, universale e prevalente, anzi unico, anche in conversazione, sempre più intesa come esibizione di sé. È invece, per come introdotto e definito da Freud nel 1908, il complesso di fantasie, consce e inconsce, che alcuni pazienti nevrotici avevano sviluppato in età preadolescenziale, immaginandosi famiglie differenti, castelli invece di appartamenti, e genitori nobili e potenti, ai quali probabilmente i genitori che li attorniavano li avevano sottratti in qualche modo truffaldino. Con, a seguire, immagini di liberazione: del young adult che si liberava e, attraverso varie peripezie, si ritrovava in un qualche empireo, giardino, fattoria, castello. Era, in sostanza, una ribellione infantile, nell’immaginazione: il rifiuto-cancellazione dei genitori, entrambi o uno dei due, effetto delle delusioni inevitabili che padri e madri infliggono, anche senza volerlo, ai figli, alla libera fantasia del bambino e del ragazzo. “È dunque”, nelle sintesi che la Treccani fa di Freud, “un fattore positivo della crescita, poiché stimola la creatività fantastica, sfida l’autorità dei genitori, aiuta l’emancipazione e il distacco, favorisce la costruzione dell’identità di genere maschile e femminile, orienta i desideri amorosi verso figura nuove, fuori dalla trappola del pensiero edipico”. Comunque,  un “genere” ubiquitario, predente e ricorrente nelle letterature di ogni luogo e tempo, miti, leggende, favole.
Treccani, in edizione evidentemente aggiornata all’ultimo trend, è pessimista sulla funzione terapeutica della storia familiare oggi. Per le “dolorose e fallimentari ricerche dei veri genitori che così spesso intraprendono, anche in età adulta, i figli adottati e di unioni atipiche”. Ma non, di più e più numerose, per le ricostituzioni dell’infanzia, così correnti nelle letteratura della memoria, e nei tinelli domestici, dopo Proust, e nella autonarrazioni dilaganti, dai grandi romanzi alle “presenziate” in tv, di personaggi anche minimi, e all’autodialogo, al parlare con se stessi, che sempre più sostituisce la conversazione, uno scambio-confronto sempre meno o non più praticato-bile?
 
Verità - La menzogna comincia con la vergogna, che è l’occultamento di ciò che si ha. Liberandosi dalla vergogna ci si libera dalla menzogna. E una legge se ne ricava.
 
Georg Brandes, il valorizzatore danese di amico di Nietzsche, lo rimproverava nella sua prima lettera: “Lei è molto tedesco. Il suo spirito, di regola così brillante, sembra venire meno quando la verità è nella sfumatura”. Ma non si tratta di pieghe, anfratti, o sfumature: la verità è un esercizio di equilibrio sul filo. Con reti di protezione, nessuno muore per sbaglio, ma difficile, sottile. E forse inutile - è un’esibizione?
È un esercizio continuamente in corso, per tutti, anche il problematico violento che anima questa stagione di femminicidi.  


zeulig@antiit.eu

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