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Sui migranti la lite è tedesca
La ministra
degli Esteri Baerbock lavora a Berlino per far perdere i socialdemocratici alle
elezioni regionali tra dieci giorni, in Baviera e Assia? La questione degli
emigranti, sì alle ong nel Medierraneo, no ai migranti in Germania, è vissuta in
Italia come un conflitto tra Italia e Germania. Mentre è al centro, uno dei più
sensibili, delle elezioni regionali che si preparano in Germania.
I sondaggi
danno in ripresa la Csu, la Dc bavarese, che nelle ultime votazioni ha perso
molti consensi a favore dell’Afd, il partito di estrema destra. Ma insieme
danno in ascesa anche l’Afd. Per la recessione economica, imputata al governo
di sinistra, e per la questione migranti. È per fermare lo slittamento del voto
che il cancelliere socialista Scholz impone a giorni alterni la chiusura delle
frontiere - anche per scrollarsi di dosso la nomea di Flüchtlingskanzler, cancelliere
dei rifugiati. È per favorirlo che la sua alleata di governo, la leader dei Verdi
Baerbock, alimenta, senza reale necessità, un impegno finanziario e
organizzativo per favorire gli sbarchi.
Il voto in
Baviera, il Land più grande e più ricco della Germania, e in Assia, un anticipo
del voto europeo a maggio, sembra indirizzato verso una tenaglia attorno al
partito Socialdemocratico, vincitore delle elezioni politiche appena due anni
fa. La Csu, e l’alleata Cdu, i Popolari tedeschi, che attualmente governano a
Bruxelles col sostegno dei socialisti-progressisti, sono orientati verso
posizioni conservatrici, sia nella politica fiscale che in quella
dell’immigrazione. Per contrastare la crescita dell’Afd, un partito che,
malgrado il suo fondo estremista, risponde all’elettorato moderato,
tradizionalmente orientato su Csu-Cdu. Ai sondaggi di oggi, la prossima
maggioranza all’europarlamento sarà della Cdu-Csu, i Popolari, con i
Conservatori di Meloni.
La sinistrare
divisa non è una novità in Germania, anzi è una costante. Il baratro che un
secolo fa divise socialisti e comunisti ora si ripropone tra Verdi e
Socialdemocratici. Baerbock, leader un po’ inventata dei Verdi in Germania, un
po’ alla Schlein nel Pd, anche alla Conte con i 5 Stelle, non fa mistero di
voler diventare il partito pilastro della sinistra, scalzando la
socialdemocrazia, “vecchia” di 150 anni. Prima della minicrisi con l’Italia
Baerbock aveva messo Scholz in imbarazzo con la Cina: all’improvviso, da
ministra degli Esteri, ha definito il presidente cinese Xi, cui Scholz aveva
appena fatto visita, con gran seguito di affari, “un dittatore”.
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