martedì 14 novembre 2023

Cortellesi straripante, comica e tragica

Un drama-comedy sul maschilismo, a Roma, ancora occupata dagli Alleati. Un po’ triste ma non disperato - il peggio del marito manesco è un balletto: l’uomo ha bisogno di ballare per colpire la moglie.
Mimando il neo-realismo, bianco e nero e schermo quadrato, su un tema zavattiniano – che non si può dire – Cortellesi sceneggiatrice, oltre che regista, ricostruisce Roma nel 1945, con gli americani, i caseggiati, le famiglie, le amicizie, le code al panificio, le malelingue, i suoceri importuni, i fidanzamenti pomposi, le visite di condoglianze per un caffè, e altre minuzie, basandosi sui ricordi, dice, di madre e nonne. Non un film sul maschilismo in realtà, il marito-Mastandrea è una macchietta, sempre esagerato: saluta la moglie con un ceffone alzandosi la mattina (è la primissima scena), fa il balletto, è ridotto un cencio dal padre autoritario che gli occupa la casa, s’inginocchia in piazza disperato quando il padre muore…. Il quadro cupo e violento è di fatto lieve, per l’aneddotica, e per l’esito della storia: la rivincita delle donne è sottile, fiabesca – una vera scena da film neorealista. Cortellesi insomma non rinuncia alla sua cifra, di solida anche se lieve ironia - alla sua maschera di stupore. Una autoconsacrazione
Il miracolo del film è il successo grande di pubblico. Di una certa età, ma sempre affollato, a tre settimane dall’uscita. C’è Roma com’era, un amarcord quindi. Ma questo vale per Roma, e a Roma per i romani che c’erano, mentre il film è visto ovunque. La chiave del successo è probabilmente Cortellesi stessa come protagonista: regge tutte le scene, in una moltitudine di espressioni. Forse avvantaggiata dal controluce dell’attrice-notoriamente-comica. Ma l’effetto è magnetico.
La regia è aggiornata alle ultime tendenze. Con la scena quadrata appunto, e il ripristino dei “titoli  di testa”, la scena che li precede, che introduce il film e mette lo spettatore sulla sua lunghezza d’onda.
Paola Cortellesi,
C’è ancora domani

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