I Palestinesi si volevano un ponte con l’Occidente
Un
saggio dimenticato, anche oggi che più ce ne sarebbe bisogno, di fronte alla guerra
infine scatenata dai Palestinesi contro Israele. Si dice dei Palestinesi che
sono terroristi, ma questa è una guerra. I Palestinesi erano un altro mondo arabo,
spiega Said, che guardava all’Europa, e quindi oggi si direbbe all’Occidente.
Tanto più, si può aggiungere, che sono in parte cristiani. Ma che l’Occidente
non ha considerato e non considera.
In
un certo modo, Said anticipa anche la guerra. Se l’identificazione europeizzante
è fallita, e anzi i Palestinesi sono stati frazionati, espropriati, dispersi, repressi,
hanno però maturato una forte capacità di resistenza, e una identità forte di
popolo, in patria e fuori. Ma il suo studio è più una storia dei Palestinesi,
nel quadro del mondo arabo sotto gli Ottomani, e subito dopo, nel ventennio dei
“mandati” tra le due guerre, che un’analisi del conflitto inevitabile con Israele.
In particolare, la storia dell’ambizione palestinese tra le due guerre, dopo l’implosione
dell’impero ottomano, di collegarsi, e collegare il mondo arabo, all’Europa. Di uscire dai “mandati”, dal semicolonialismo franco-britannico, come parte
referente dell’Europa nel Medio Oriente arabo.
Indirettamente
– Said non lo dice, ma il senso è questo – i Palestinesi erano l’unica
popolazione araba, e comunità patriottica se non nazionale, in un mondo arabo
tribalizzato, stabilizzata da secoli e moderna, acculturata. Siria, Iraq, Giordania, i principati della penisola arabica, e la
Libia erano (e sono tuttora) creazione statali coloniali, o post-coloniali
(mandati), paesi costituiti dal raggruppamento forzato di tribù più spesso
ostili. L’Egitto, che col nasserismo, tra il 1955 e il 1970, ha cercato un
ruolo di leadership del mondo arabo, se
ne è sempre tenuto al riparo, prima e dopo Nasser. Il Maghreb, specie Algeria e
Marocco, è arabo a metà, la vecchia identità berbera si va riaffermando.
Volendo
teorizzare, è stato, è, come se l’Occidente non volesse ponti – Said non ne fa
uno scontro con Israele, con le politiche israeliane, ma con l’Occidente. Non
volesse un rapporto piano, pacifico, con l’area araba. La “questione” che lo
studioso palestinese-americano documenta e spiega è la difficoltà, l’impossibilità,
che i Palestinesi post-ottomani hanno avuto di spiegare all’Europa che l’anticolonialismo
era una causa europea.
Edward
W. Said, La questione palestinese,
Il Saggiatore, pp. 318 € 22
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