La Germania segreta di Heidegger, senza gli ebrei
Se
Heidegger era antisemita. Sì, lo era, ma spiritualmente, metafisicamente.
Aborriva inece il razzismo biologico, per molteplici dichiarazioni. Ebbe anche
amanti ebree, va aggiunto, cui rimase attaccato, per di più filosofe, quindi
anche l’antisemitismo metafisico potrebbe essere contestabile – ma è vero che
non leggeva le riflessioni delle amanti, nemmeno di Hannah Arendt lesse mai
niente.
L’ebraismo
(Judentum) Heidegger sanziona insieme con la
meccanizzazione (tecnologia) e con la denazionalizzazione (cosmopolitismo, mondialismo).
E non in sé, come fede o insieme di valori, ma come razza-non-razza, in quanto sprovvista
di domesticità, di luogo e destino comune, di patria o terra natia, e di un
sentito collettivo. Senz’altro è così che Heidegger la pensa. Ma questo
esaurisce il suo problema del Judentum,
che ha voluto riproporre nei “Quaderni neri”, gli appunti organizzati, che ha lasciato
pronti per la pubblicazione?
“Chi
siamo noi?” è quesito che lo accompagna dagli inizi, da prima ancora di “Essere
e tempo”, nota Escudero: “«Essere e tempo» descrive i modi di essere insieme
autentici e inautentici con cui ogni persona realizza la sua storia, identità e
individualità… Una delle parole-chiave nel regno del pensiero di Heidegger, non
sempre visibile, è il «Sé» nelle sue diverse modalità di essere io stesso, te
stesso, noi stessi, essi stessi e voi stessi”. Insomma, il “il sé possiede una
peculiare priorità ontologica”. Da qui il “chi siamo noi”. Che diventa con “Essere
e tempo”, e più ancora con i corsi del
1935 su Hölderlin, in una anche col sentito culturale nazionale, la ricerca del
germanesimo, del Deutschtum. Che
Heidegger svolge attorno al poeta sui temi della patria, della terra, del territorio,
del sangue. Con riferimenti alla nozione di “Germania segreta”, la Germania a
venire, un “luogo comune del romanticismo”, riproposto dopo la Grande Guerra
dal Circolo Stefan George – non solo Hölderlin, “tra gli altri Fichte,
Schiller, Herder, e Heine invocano la grande, misteriosa, nascosta e anonima
Germania a venire”.
Qesto
è indubbio. “Questa segreta Germania spirituale”, può rilevare Escudero, “è
citata apertamente in «L’università tedesca», un discoso del 1934 indirizzato
agli studenti stranieri”. Heidegger vi evoca una Germania in cui, a suo dire, “poeti
e pensatori cerarono un nuovo mondo spirituale nel quale la prevalenza della
natura e i poteri della storia erano ripensati e presentati in una forte unità
nell’essenza dell’assoluto” . Tre specie di grandi spiriti che operarono tra il
1770 e il 1830, sempre nelle parole di Heidegger: “1) La nuova poesia tedesca
(Klopstock, Herder, Goethe, Schiller e i Romantici); 2) la nuova filosofia
tedesca (Kant, Fichte, Schleiermacher, Schelling, Hegel); 3) la nuova politica
tedesca di statisti e soldati prussiani (Freiherr von Stein, Hardenberg,
Humboldt, Gneisenau, e Clausewitz)”.
L’impressione
è netta che, metafisica o non metafisica, Heidegger ce l’aveva con gli ebrei
perché erano i soli in Germania che facevano filosofia nei suoi anni – a cominciare
dal “padre” putativo rinnegato Husserl. I soli, che forse non leggeva anche se suoi
tifosi, ma di cui sapeva l’esistenza, di altra filosofia non degnandosi – solo di
qualche remoto greco classico (l’assenza
di altra filosofia contemporanea, o non tedesca, nella riflessione di Heidegger
è tema ancora vergine, anche se sterminato). Una spiega riduttiva, perfino
banale, ma altre non ce n’è. Per quanto i suoi allievi a distanza s’ingegnino,
non c’è una “metafisica ebraica” da cui Heidegger si distanzia, nei suoi
scritti non si vede e non c’è, mentre c’erano dei filosofi, ebrei di madre, che
gli davano fastidio, anche suoi allievi. In fondo, nei “Quaderni neri” lo dice quasi
esplicito, e anche altrove – dichiarato si direbbe per il suo modo aggrovigliato
di esprimersi: non vuole che altri, che sono quasi soltanto ebrei, s’intromettano,
nella questione dell’essere. Ci saranno stati degli ebrei che non gli erano simpatici,
ma il Judentum che lo ossessiona sono i tanti filosofi
tedeschi ebrei. La Germania “segreta” era tanto più idealizzata perché gli ebrei non s’intromettevano.
Jesùs
Adrián Escudero, “Who are We – the
Germans?” Heidegger on the Germans and
the Jewish People, Academia-edu
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