martedì 7 novembre 2023

La guerra perduta d’Israele

Era un guerra, si è potuto dire subito, il 7 ottobre, non un atto di terrorismo. E ora è chiaro che Israele l’ha perduta, una certa Israele.
Con Hamas e senza ci sarà uno Stato palestinese. E questo Stato sarà in Cisgiordania, con mezza Gerusalemme (uno spicchio, quello che la superfetazione israeliana ha lasciato agli arabi). La colonizzazione – l’annessione di fatto – portata avanti da Netanyahu nei suoi venticinque anni di governo andava contro le risoluzioni dell’Onu, e avrà ora problemi con gli Stati Uniti – con la politica americana di riconquista della sussidiarietà araba, dopo la confrontation mitigata degli anni di Obama (di Hillary Clinton) e di Trump.
Sul piano militare non c’è solo l’attacco a sorpresa del 7 ottobre e la catastrofe del Mossad, l’orgoglio d’Israele, del sionismo nel mondo - e la intelligence per antonomasia di miriadi di romanzi. C’è il disagio di aviazione e mezzi corazzati a combattere un fronte inesistente, solo civili ammassati, peraltro profughi, cacciati da Israele. A distruggere cioè, ma senza conquistare.
Con la colonizzazione va in crisi anche l’Israele confessionale e razzista che vi si è accompagnata nel Millennio? Non necessariamente – e questo spiega il mancato cambiamento politico a Tel Aviv dopo il 7 ottobre: la divisione, oggi, favorirebbe questa “nuova Israele”.   

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