La scomparsa del Pci
Un
saggio che si legge più per quello che manca che per quello che c’è. La
metamorfosi è del Pci, il partito Comunista Italiano, per i cent’anni della
anscita, nel 1921. Il Pci di Togliatti, nel dopoguerra, era diverso dal vecchio,
dopo la “svolta di Salerno”, costituzionalizzato
nel senso pieno. Ma non ha sapto sviluppare questa mutazione. Per la morte di
Togliati, i cui successori lasciarono il partito come lo ereditarono, ancora in
transizione, nei primi ani 1960. Da qui la deriva, il progressivo distacco del partito
dell’evoluzione della domanda sociale.
Cosa
manca? Tutto: il settarismo e il sovietismo. Questo non tanto nei legami finanziari
con Mosca, forse inevitabili nella guerra fredda, quanto nelle scelte politiche
e nell’organizzazione partitica. A specchio di quella di Mosca, verticistica,
col segretario-uomo del destino, anche se non sanguinaria – ma con scomuniche e
espulsioni-degradazioni. Il cosiddetto centralismo democratico, con plenum,
comitato centrale, direttivo. E la politica ridotta a settarismo. Che non fu inventato
da Berlinguer, semmai da lui esasperato in tempi e modi che lo rendevano assurdo
– dopo cioè avere accettato quattro anni di “compromesso” inflittigli da Moro sornione
con la Dc di Andreotti (con la Dc di Andreotti). Un partito che Togliatti vole nemico
del centro-sinistra, invece di fare del centro-sinistra, come qualsiasi tattico
di sinistra avrebbe fatto, con un minimo cioè di sensibilità, una corridoio umanitario
per la sinistra italiana nella guerra fredda europea –nel 1961 la sinistra andava
al governo nella sinistra europea solo in Italia. E quando si adagiò nell’eurocomunismo,
che fu inventato per il Pci negli anni 1970 dai giornali e le tv inglesi, lo fece per
compiacere la City con nuovi debiti, comunali e regionali.
Perché
il Pci è scomparso? Boh! Perché Occhetto, D’Alema e Veltroni non sono simpatici
a Canfora – probabilmente, neppure questo è detto, di loro non c’è traccia. Togliatti
è il nume. Ma Togliatti è quello che nella guerra civile di Spagna fece la
guerra ai socialisti e agli anarchici. E nelle “purghe” degli anni 1936-1940 a
Mosca, dei compagni che vi si erano rifugiati, all’hotel Lux, e di notte scomparivano
senza lasciare traccia, non fece nulla. Dogmatista mellifluo, di educazione
piemontese, ma duro e durissimo - il dogmatismo
non vuole dire nulla, si può anche imporre il parlamentarismo, e il mercato
perché no, una italica Nep, ma è una clava: bisogna filare dritto.
Cosa
resta del Pci, del resto, nella storia? E nella società, a parte il culto
del capo, ora Berlinguer? Che amministrò bene Bologna. Ma Bologna, che l’architetto
Cervellati vendeva così bene ai giornali inglesi per fondare l’eurocomunismo, si
amministrava bene anche col papa.
Luciano
Canfora, La metamorfosi, Laterza,
pp. 96, ril. €12
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