La scoperta della Sicilia
L’ascesa
all’Etna, dichiara in apertura Vittorio Frosini, il fine filosofo del diritto
che il volume ha voluto riedito, noto collaboratore per decenni dell’“Espresso”
in materia saggistica, catanese appassionato, è un tornante nella sensibilità e
nella letteratura. “Di uno dei più suggestivi miti letterari del romanticismo”,
l’ascesa alla “linea di confine tra il mondo infuocato degli inferi e la
celestiale verginità degli aerei spazi”. Di due miti, a quello dell’Etna
accompagnandosi quello della Sicilia, “terra di vulcani, di passioni ardenti,
di straordinari contrasti: un mito, si può ben dire, che dura tuttora”.
Un
viaggio meravigliato attraverso la Sicilia del 1770, malgrado le scomodità di
ogni genere, muli, pagliericci e guardie-briganti. Di interesse, a questo
proposito, pure per la “storia” della mafia: le guardie armate di cui i
referenti locali dei viaggiatori inglesi li dotavano, per i lunghi e
accidentati percorsi a dorso di mulo, massoni di condizione elevata come i
viaggiatori con le commendatizie, erano per lo più briganti convinti a passare
a servizio, minacciosi d’aspetto e dai modi brutali, specie coi contadini e con
ogni altro provveditore del necessario ai viaggiatori – dei grassatori.
Da
Malta solo due lettere su trentotto. Precise e simpatetiche, per il popolino,
arabizzato, e per le fortificazioni. In linea coi disegni britannici all’epoca
sul Mediterraneo. Ma Malta era pur sempre governata dai cavalieri papali, di
cui tocca a Brydone in qualche modo parlare, tanto più che sono con lui
ospitali.
Alcune
lettere, di carattere più naturalistico-scientifico, Frosini riassume in poche
righe. Tra queste purtroppo anche la lettera XI, sull’elettricità: con l’idea
di un parafulmine, allora la grande novità scientifica, sulla testa delle dame,
sulle acconciature montuose. Lichtenberg, che ha letto Brydone all’uscita,
propone in uno dei suoi pensieri sparsi, D 511, di applicarlo alle dame, ma alle
parti basse: “Un parafulmine per la loro…. sarebbe meglio” (“Lichtenberg si
diverte spesso a mettere in relazione l’elettricità e il sesso”, nota il suo
traduttore Anacleto Verrecchia).
Il
racconto di viaggio forse più interessante fra i tanti del Grand Tour, che è
forse l’unico non ristampato. Di uno scrittore scozzese rinomato per la
letteratura di viaggio, e anche come naturalista, membro della Royal Society
britannica delle Scienze. Che fu a Napoli e in Sicilia come
accompagnatore-istitutore di un giovane nobile, il diciassettenne William
Fullerton. Questa edizione, l’unica del dopoguerra, voluta e curata da Frosini,
con moltissime illustrazioni d’epoca, risale al 1968. Fu giustamente famosa
subito, alla prima uscita, in concorrenza col contemporaneo “Viaggio attraverso
la Sicilia e la Magna Grecia” del barone tedesco von Riedesel, pubblicato nel
1770, e due anni dopo già tradotto in francese e in inglese. Il libro di
Brydone, in forma di lettere che via inviava a un immaginario amico londinese,
il cavaliere William Beckford (il vero William Beckford, l’autore di “Vathek”,
era nato appena dieci anni prima del viaggio, nel 1860), uscì a Londra lo
stesso anno della traduzione di von Riedesel, 1772, seguito subito da una
decina di ristampe, e dalla traduzione in tedesco nel 1774 e in francese nel
1775. Solo in italiano non fu tradotto: la prima traduzione è del 1901, a
Messina, la città di cui, dopo Palermo, Brydone fa le più grandi meraviglie.
Singolare
destino del libro, e dello stesso Brydone. Al tempo di questa riedizione, 1968,
di Brydone non si sapeva più nulla, ignorato perfino dalla “Encyclopedia
Britannica”.
Era
noto invece, rileva Frosini, in Italia. Per esempio a Ippolito Pindemonte, che
nel 1779 fece l’ascesa dell’Etna come consigliava Brydone, allo spuntare del
sole. O a D.H.Lawrence, “nei versi immaginosi dell’ode Purple Anemones, ispiratagli da un visita fatta in quei luoghi
durante il suo soggiorno in Sicilia nel 1920”. Swinbrune, che fu a Palermo qualche
anno dopo Brydone, a dicembre 1777, trovò la nobiltà palermitana impermalosita
dal trattamento che aveva avuto da Brydone – l’epopea gattopardesca dei gelati
nasce con Brydone. Ma in Sicilia soprattutto diventò un secolo dopo, nota
ancora Frosini, benché non tradotto (Brydone si meraviglia dei tanti palermitani,
anche non giovani, che parlavano l’inglese: la tappa a Palermo, di cui fu
entusiasta. dice facilitata dal fatto di potere parlare quasi sempre in
inglese), un autore di riferimento per gli “storici dell’isola, da Isidoro La
Lumia a Giuseppe Pitré”, specie per il dettagliatissimo quadro della capitale -
“ha ispirato le loro rievocazioni della vita a Palermo sulla fine del
Settecento… fonte di curiose notizie sulle costumanze della nobiltà
dell’epoca”.
Ma
curiose, si direbbe, per non essere scontate. Come la sua anamnesi di quella
che sarà la mafia, la malvivenza dentro il potere. La libertà delle ragazze,
anche colte, sempre disinvolte, in famiglia e in società. La fede-passione religiosa,
locale, popolare. La conoscenza, appunto,diffusa dell’inglese. L’uso, da
Brydone apprezzatissimo, della “conversazione”: si fa salotto per “conversare”,
e con sollecitudine per tenere compagnia a chi non può muoversi, per infermità
o altro inconveniente.
Molte
le notazioni sorprendenti. Già a Malta, la notte del 29 ottobre 1957, come oggi
in Toscana, una tempesta di acqua e vento “decapitò” l’isola, tetti, mura,
palazzi interi, per “un nuvolone nero che man mano che si avvicinava cambiava
di colore, finché divenne come una massa di fuoco mescolata a fumo nero”, con
“un frastuono spaventoso” - una nave inglese, la prima colpita, “fu fatta a
pezzi in un istante”, etc. ,una tempesta di acqua e vento. È qui la prima
storia di Colapesce, , poi stabilizzata da Croce nelle leggende napoletane. E
la prima del cielo a specchio della terra – del fenomeno ottico poi noto come Fata
Morgana. Con la pesca dei coralli, del pesce spada, del tonno (le tonnare).
Ad
Agrigento, poi prototipo dell’abusivismo distruttivo, si accede per un viale di
agavi americane di due metri, fiorite. E a proposito della Gabrieli, la
cantante (più nota come Gabrielli, Caterina), bravissima e capricciosissima, un
picco trattati sulla voce,: l’apertura della glottide, l’elasticità delle fibre
della gola – senza mai far notare che doveva aver e sui quarant’anni o più.
Tra
le lettere omesse il confronto fra la Sicilia di Omero e quella di Virgilio.
Patrick
Brydone, Viaggio in Sicilia e a Malta –
1770, Longanesi, pp. 29. ril. ill. pp.vv.
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