Napoleone, un pallone gonfiato
In
occasione dell’uscita del film “Napoleon” di Ridley Scott, regista “napoleonico”
di suo, che ora ripunta decisamente all’Oscar, ha propiziato nella stampa
americana una serie di analisi, ripensamenti, riesami del personaggio, in America non così popolare
come in Europa. Ripescando un vecchio saggio, in occasione dell’apertura a
Parigi nel 2019 del piccolo museo Imperial Art al parco di Monceau, la rivista
ne ridimensiona brutalmente la figura, per la sua “macanza di un vero progetto,
oltre che imporre e mantenere il potere”. Per “una propensione al sentimentale
come al brutale”. E per una sorta di
violenza sull’opinione puibblica: “La presentazione fu cruciale al suo lungo
successo. Il numero di bollettini e ordini
del giorno che emanò formano una narrativa corrente inesauribilmente ottimista
e arrogante, senza vergogna esagerando le perdite nemiche e minimizzando le
proprie. Questi bollettini sono costitutivi della leggenda di Napoleone, frequentemente
riprodotti da entusiasti che sembrano allegramente indifferenti alla loro
mendacità”.
Ferdinand
Mount, An ordinary Man, “The New
York Review of Books”, 4 aprile 2019, free from the archive
Nessun commento:
Posta un commento