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Per Landini sindaco, ex sindacato
Salvini rimprovera a Landini, che
ha chiamato lo sciopero per venerdì, “il week-end lungo”. Come a dire: una
furbata, per avere più adesioni promettendo una lunga vacanza, di tre giorni
invece di due. Ginnastica politica. Però è vero che tre scioperi su quattro sono
chiamati il venerdì, proprio per questo motivo, per incentivare la adesioni - e il quarto, più raramente, il lunedì. Perché,
altrimenti, non si sa perché si sciopera.
Gli appelli allo sciopero in tv,
come un tempo i manifesti e i volantini, ora elencano una “serie di problemi”. Con
una strana correlazione, a proposito di volantini a più voci, con un altro “autunno caldo”,
ma quello veramente, nel 1969. Uno sciopero non per una cosa o due ma per un po’
di tutto. Oggi più di allora. Allora, per esempio, c’era anche la scuola nei manifestini,
ma come diritto allo studio. Oggi c’è la scuola, ma di tutto un po’: edilizia,
sicurezza, retribuzioni, borse di studio, alloggi per fuori sede, meno tasse,
più trasporti, pubblici, gratuiti. O le pensioni, per la fuoriuscita anticipata
dal lavoro. Che è il contrario delle politiche sindacali di allora.
Allora gli scioperi erano
politici. E ora? Non si possono dire nemmeno politici – scioperare per Conte,
per Schlein? Certo, Landini si potrebbe candidare, come gà Cofferati, altro
manager di “adunate oceaniche” Cgil, ma a sindaco di Bologna? Certo, sindaco e
sindacato suonano all’unisono. Ma i lavoratori? Chi rappresenta il sindacato?
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