giovedì 9 novembre 2023

Secondi pensieri - 527

zeulig


Bigottismo – È laico – puritano. Aprendo il diario “Quasi una vita” nel 1937, lo scrittore Alvaro lo nota a proposito dell’Italia: “La morale laica è stata introdotto in Italia, e forse non soltanto in Italia, dal liberalismo e dal socialismo. Nel cattolicesimo non c’era bigottismo, e vi si è insinuato da quando le fedi laiche hanno operato nella società”.
 
Darwinismo sociale – Quello storico, canonizzato da Herbert Spencer, è morto – è considerato morto, sotto la spinta novecentesca della rivoluzione, del mutamento radicale, dell’utopia sociale, della costruzione invece dell’evoluzione. Ma di fatto persiste e anzi s’impone, sotto la forma della psicologia, della psicoterapia. Resta introiettata l’idea che per vivere bisogna lottare. E che bisogna  lottare per moduli vincenti, ora detti “corretti”. Per canoni, impositivi anche se mutevoli – impositivi per tutti nel momento in cui vigono. Di apparenza fisica, o anche sostanza fisica, oltre che di linguaggio e portamento. In famiglia, a scuola, in società (lavoro, relazioni, comunicazione).
In realtà la richiesta è di lottare per l’uniformità. Per dei canoni, che si vogliono terapeutici o scientifici – sperimentati oltre che argomentati. Di fatto, trattandosi di comportamenti, per il conformismo. A modi ideali che sono solo modi di essere, mode, sistemi transeunti, di poteri flebili e labili – insinuanti e dominanti su una debolezza di fondo, che il darwinismo psicologico ha indotto. Ribaltando quella che si può dire la sostanza umana, la tradizione, la fede – la cultura.
Darwinismo sociale si vuole “il” progresso. E in teoria va in una col liberalismo, quindi con l’individualismo. Ma verso l’inconsistenza – un adattamento minuto, costante, distruttivo? E eterodiretto.  
 
Falso – Adrià, lo chef per eccellenza. Il prototipo degli chef,  di questi decenni di foodmania, dice alla fine che cucinare non gli piace. Lo dice per un “ritorno di fiamma” sull’attualità, quindi sul suo business – è da qualche tempo che non faceva più i titoli. Ma è in effetti una strana mania, quella del “gusto”, che si accoppia al fashion e al social (influencer promoter, tiktoker…): un mondo di pubblicità senza sostanza. Se nessuno più cucina in casa, e i ristoranti vendono precotti. Un’epoca del falso.
Viviamo gioiosamente, in mezzo a guerre, inflazione, inverni demografici, migrazioni violente.  Il falso è il meno – o è il tutto?
 
Fede – È immedesimazione, un’appropriazione. È l’ipotesi che lo scrittore e naturalista scozzese Patrick Brydone, libero pensatore professo, fa nel 1770, coinvolto, in quanto viaggiatore curioso,  nelle feste religiose siciliane, in quelle semplici di paese, e nella fantasmagoria di Santa Rosalia a Palermo, rilevando “l’ardore e l’affetto che animavano i volti dei fedeli”. Una forma di amore, “una gioia perfettissima, che rassomiglia forse ai sentimenti puri e delicati che si accompagnano a un amore devotissimo”. Che poi diventa un cuore “corazzato e temprato fino a diventare impenetrabile ala fiamma della filosofia”, della riflessione. Perché è parte di se stessi.
Brydone continua la riflessione con un caso che gli aveva raccontato il celebre dottor Tissot, svizzero, celebre come “principe dei medici e medico dei principi”, studioso dell’onanismo e dell’epilessia: “Ricordo che il dottor Tissot mi disse di avere avuto un paziente che morì di amore per Cristo, letteralmente, e anche negli ultimi momenti sembrava godere di una felicità infinita”.
Una fede, questa “forma di venerazione personale,  che ha bisogno di esprimersi materialmente, nei gesti, nelle parole, “di un oggetto su cui concentrarsi coi sensi”. Del resto, concludeva, anche “gli scrittori sacri… spesso rappresentano Dio sotto forme materiali”.
 
Filosofia tedesca – Georg Christoph Lichtenberg, professore di Fisica a Gottinga, l’università dei “primati”, e uomo di mondo, poteva concludere precocemente, attorno al 1780, in uno degli aforismi per cui è rimasto famoso: “Appena si comincia e vedere tutto nel tutto si diventa in genere oscuri”. Il barone fisico sapeva già che ci sarebbe stata la “filosofia tedesca” per un secolo e mezzo e oltre, dal trio dello Stift di Tubinga a Heidegger, intraducibile per essere inafferrabile.
Il barone però era indulgente: della lingua del Tutto diceva che “si comincia cioè a parlare la lingua degli angeli”. Messianica? Un mormorio?
 
Spinoza – Del filosofo della natura naturans Flaubert, che molto lo aveva letto e amato, scriveva nel novembre 1879: “Questo ateo è stato, secondo me, il più religioso degli uomini, poiché non ammetteva che Dio”.
Anche Goethe ne aveva scritto a Jacobi in termini analoghi: “Vorrei, quanto a me, fargli credito del nome di theissimus  e christianissimus”.
 
Viaggio È un “volo poetico”, perlomeno nell’armamentario  della poesia simbolista. È riflessione di Carlo Emilio Gadda, scrittore farfallone, nel saggio “I viaggi la morte”, una delle sue prime pubblicazioni, sulla rivista “Solaria” nel 1927 (ore nel volume dallo stesso titolo): “Il viaggio, rivissuto o immaginato come fine a se stesso, conferisce alla vita una tonalità ariostesca o disetica, così come fa nei riguardi della poesia la «migrazione estetica» del simbolista, insofferente di ogni adagiamento realistico dell’espressione”.
Con esiti metafisici: “Viaggiatori e simbolisti amano adibire l’esperienza a catalogo per la serie indefinita delle differenziazioni spaziali; e poi che, così praticando, la loro aisthesis  si rivolge con preferenza a questa serie spaziale, essi ne accentuano intensamente il motivo lirico più alto, cioè la sua sognata infinità. Essi vorrebbero rifiutarsi di credere che, come ci è dato vivere un breve tempo (scongiuri), così ci è dato percorrere un breve spazio: auspicano perciò al loro protagonista una sorta di immortalità spaziale, un al di là topografico ove abbia corso la esperienza ulteriore, infinita”.
Ma questo è della poesia non solo simbolista. È della creatività in generale. Di cui il “viaggio”, alla maniera di Baudelaire, del “Bateau ivre” di Rimbaud, è motivazionalmente non meno di chi comunque parte non obbligato, per sua curiosità.

zeulig@antiit.eu

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