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Destra-Sinistra
–
La destra della sinistra non è più il capitale – che anzi ora è “la” sinistra
(liberismo, speculazione, monopoli), sotto il vessillo della modernità - ma il fascismo.
Da Umberto Eco (urfascismo) a Murgia. Una deriva astorica. Che in Europa la
destra incoraggia col culto del ventennio nero, in Italia, Spagna, Germania, Austria, Polonia, Romania, la stessa Francia e altri paesi
(in Grecia con la guera civile e col regime militare), ma nelle altre democrazie
non si vede come – Stati Uniti, Gran Bretagna.
La
sinistra della destra non è più il comunismo (sovietismo). È il rifiuto, l’ostentazione
del rifiuto, della realpolitik, della
realtà. La modernizzzione, di fatto, senza criteri e senza limiti – tutto ciò
che è nuovo è buono. Un approccio libertario più che comunista. Che la destra
denuncia irrealistico o artefatto (subdolo). Si direbbe una “guerra” – dialettica,
povera – tra una nostalgia e una fantasia.
Dio – Dio
è fantasia, l’ombra della luna, il nodo è viscerale.
Famiglia - “È
l’unione più o meno durevole, socialmente approvata, di un uomo, una donna e i
loro figli; è un fenomeno universale, presente in ogni e qualunque tipo di società”.
È definizione di non molto tempo fa, 1967, di Claude Lévi-Strauss, “Razza e
storia e altri studi di antropologia”.
Guerra –
Prepara la pace, si dice, e non può essere altrimenti: uno stato di guerra indefinito,
interminato, è una sconfitta. Napoleone, di cui si propone al cinema l’immagine
di uomo d’arme unicamente interessato alle battaglie, per primo lo riconosce: la guerra è limitata e deve terminare.
Il 31 marzo del 1797 lo spiegò a Carlo d’Asburgo: “I buoni militari fanno la
guerra e desiderano la pace. Alla fine di questa guerra noi avremo ucciso, da
una parte e dall’altra, molti uomini. Ma bisognerà che finiamo per intenderci,
tutto ha un termine, pure l’odio”. Ed è stato grande perché ha vinto non tanto
le battaglie quanto le paci, fu abile soptattutto come diplomatico - sul campo vinse, ha potuto
dire Marinetti, perché “in alcune battaglie
ebbe tutti i suoi portaordini uccisi e quindi tutti i suoi generali autonomi”.
È atto di forza, non
strumento di giustizia. La stessa liberazione che l’Europa celebra, dalla Sicilia
alla Nrmandia, in Germania si fece col fosforo. In
Sicilia con bombardamenti quotidiani - fu la vera guerra dell’isola, indifesa.
A Formia con la marocchinate di Juin, che lasciava due giorni di orge ai suoi soldati
se ne combattevano uno: liberarono con gli stupri le bambine e i ragazzi, tra
Formia e Cassino, a migliaia. Distrussero l’Abbazia di Cassino, dove i tedeschi
non c’erano. Il primo atto del governo liberato a Palermo fu di tirare sulla
folla che protestava alla prefettura, a Palazzo Comitini, trenta morti di cui
non si parla. Non si sono intestate nel lungo dopoguerra piazze a Roosevelt,
Churchill o Stalin. Neanche a Roma, che ha una piazza Elio Callistio e un largo,
lungo, viale Pilsudski.
Morte - L’uomo è sotto l’incubo della morte
collettiva, ma la fine è singolare. Patita o goduta, per martirio o eroismo, per
l’età o malattia, ma sempre individuale. Solo in questo senso si può dire che
l’uomo rientra morendo nell’ordine della natura - o rafforza con Marx la
specie, se muore la sua singolarità.
È l’immortalità individua che Goethe
materialista teorizza con Falk ai funerali di Wieland. Ma filamenti invisibili
legano l’umanità, fluidi organici che generano irrequietezze e impeti.
Patria – È
nata a sinistra, con la “Marsigliese” – è nata politicamente. Seguita dale guere
napoleoniche, di conquista. Il nazionalismo è stato nell’Ottocento, e fino alla
Grande Guerra, di sinistra, ancorché non socialista, non operaio – e benché accompagnato
dall’idelogia dei “primati”. È diventato esecrando col Volk tedesco, una celebrazione non solo nazista, anzi primariamente
(e poi con Heidegger) di amore e rispetto dei luoghi e delle tradizioni, quasi
ambientalistica – ma non esente da venature di superiorità, la coda dei
“primati”.
Progresso - “Il desiderio rivoluzionario di realizzare il regno di Dio è
il punto elastico di tutta la cultura progressiva e l’inizio della storia
moderna”, Friedrich Schlegel l’ha scoperto. Se non che Dio non può modificare la storia, l’uomo sì.
Sinistra – È
individualista – “borghese? “La sinistra si costituisce”, all’Assemblea francese
dell’agosto-settembre 1789, ma poi in qualsiasi democrazia, “come parte
integrante dell’ideologia moderna, è la portatrice dei pricipi e dei valori del
moderno, inteso nel senso dell’individualizzazione della vita sociale, del
superamento delle precedenti unità organiche comunitarie, e così via. Queste
caratteristiche segneranno, come un fil
rouge, la vicenda della sinistra – Marco Revelli, “Visto da sinistra” – in Domenico
De Masi U(a cura di), “Destra e sinistra”.
Sogni - I sogni per necessità si rivelano ex post - a meno di non vivere nel sonno, sonnambuli. Partendo da
esigenze e punti d’osservazione posteriori, anche quelli di cose future.
I sogni sono servili. Da analista se uno
ne ha bisogno per l’analista, da poeta se fa il poeta, da filosofo, da manager,
da rivoluzionario. E ripetitivi, faticosi anche. Quelli del pizzicagnolo
mostreranno tratte, fatture, e clienti nude sotto il bancone. Al tempo
dell’acquisto maniacale dei libri, che si ammucchiavano, i sogni mostravano
librerie ordinate.
All’altro capo sono i sogni da Freud,
quelli da Jung e quelli da Borges, della metafisica fatta letteratura. Sempre
per l’effetto Edipo, dell’oracolo che influenza gli eventi, i sogni si conformano.
Così l’analista, ricucendo sogni e memorie, costruisce il male.
Straniero –
Non c’è lo straniero, siamo tutti pezzi di qualcuno e qualcos’altro.
Sembrerebbe, nella moderna idelogia dei diritti. In un ceto senso ha ragione Eduardo
Galeano, del discorso che dice di aver ascoltato in un bar di Barcellona in
Spagna (“El cazador de historias”): “Il tuo dio è
ebreo, la tua musica è nera, la tua macchina è giapponese, la tua pizza è italiana, il tuo gas è algerino, il
tuo caffè brasiliano, la tua democrazia è greca, i tuoi numeri sono arabi, le
tue lettere sono latine, io sono il tuo vicino e tu mi chiami straniero?” Ma si
è sempre saputo, siamo sedimentati. Siamo
però diversi.
Anche
nella sedimentazione, che è un processo sere diverso - il cocktail si fa con componenti
diversi, in misure diverse. La diversità conta.
Traduzione – È il
processo conoscitivo di cui con più facilità, anzi senza nessun inciampo, l’intelligenza
artificiale si approprierà. Si dice, e sembra ovvio. Anche delle traduzioni
letterarie, poetiche. Con non maggiore approssimazione delle traduzioni d’autore.
Ma altrettanto sicuramente anche non migliore. Si sono fatte traduzioni da parte di
emeriti letterati con nessuna o limitata conoscenza della lingua originale, con
buoni risultati. Esito di una sensibilità linguistica. L’Ia ne sarà capace – ha
abbastanza giudizio?
È
curioso portare a sostegno della traduzione tradizionale, d’autore, quelle di traduttori
ignari dell’originale. Ma tanto più significativo.
Verità – È la storia. La storia, il tempo dell’uomo, è la verità, la salvezza di
Dio. È il tempo fornito di senso. È l’anima del mondo, se l’anima, come vuole
sant’Agostino, è l’autentica dimora del tempo.
zeulig@antiit.eu
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