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Divertirsi nei truci anni 1970, si può
Un
ritorno felice, dopo i tre film di successo imbroccati da Bruno, soggettista,
sceneggiatore e regista. Per una miniserie, di episodi veloci e irresistibili,
sugli “anni 1970”.
Nel
primo episodio la inevitabile “serata” alternativa-contestativa, tra
rivoluzione e fumo, in una comune, ma molto individualista. Gian Marco Tognazzi
ha scoperto di essere stato adottato, tramite una vecchia foto semiscolorita
della presunta madre naturale, e parte alla sua ricerca, rubando al mago, lo
stesso Massimiliano Bruno, la ricetta del tempo. Giallini e Morelli
naturalmente lo inseguono, poiché è il custode dei soldi rubati, di cui sono ovviamente
a corto. E incontrano il “movimento” post-Sessantotto, in una comune attorno al ricco intellettuale Maurizio Lastrico. La convivenza con se stesso in fasce e con la madre
giovanissima e femministissima – il maschio “non esiste”, nemmeno nella
fecondazione - è un gran racconto.
Poi,
prima del ritorno alla contemporaneità, ci sono, anch’esse inevitabili per gli anni
1970, le trame: i servizi deviati, le bombe eccetera. Che i tre prodi cavalcano
saggi e abili, naturalmente vittoriosi.
Bruno,
nel ruolo di geniere del tempo, si studia di rimediare allo sfortunato rigore di
Baggio contro il Brasile che costò all’Italia il Mondiale del 1994 - non gli
viene facile.
Una commediola indiavolata della pregiata ditta Lucisano - specialmente felice il casting dei tanti comprimari. Un
umorismo svagato e divertente.
Massimiliano
Bruno-Alessio Maria Federici, Non ci
resta che il crimine, Sky Cinema, Sky Atlantic
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