Effetti speciali della fantasia, il presepe è universalista
Cento
curiosità sul presepe, “il presepio in cento parole” è il sottotitolo. Da Abacuc
a Zingara, dopo Zarathustra. Villoresi, cronista, non si lascia impressionare: “La
storia del presepio sembra complessa, misteriosa…. E forse lo è. Ma tutto è
anche molto chiaro, lineare, leggero come quel primo passo”. Che non è la Natività,
la nascita di Nostro Signore. Quella è semplice, e ben fissata nei Vangeli. Da
Matteo: “Gesù nacque a Betlemme, una città della Giudea, al tempo di Erode”. E
Luca: “Maria avvolse il figlio nelle fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia
perché non avevano trovato posto nella locanda”. Il “primo passo” è “aprire uno scatolone” – “ecco
l’oste, i sugheri, l’asino… ecco il Bambinello”. Dopodiché la storia è libera.
Ce
n’è per tutti – contrariamente alla solita polemichetta massonica che accompagna
ogni Natale: “La Natività evocata dal presepe è onorata dallo stesso Corano”. E
il presepe è “la più contaminata e la più multiculturale delle manifestazioni cristiane”.
S i può dire quello che si vuole, ma il presepio è internazionalista”, nei suoi personaggi e nelle
sue storie. “E pure qualcosa di più: universalista, come gli effetti speciali
della fantasia, le stelle d’Oriente, i cori d’angeli, la luce nella grotta. Il brogliaccio
è aperto”. I personaggi innumerevoli, e i più incongrui. Vi “trovano
accoglienza – al riparo dalle censure della Chiesa – diversi santi ufficiosi e
qualche divinità di ultima generazione, da Totò a Maradona”.
Luca Villoresi, Purché non manchi la stella, Donzelli, remainders,
pp. 157, ill. € 9
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