Gli errori del papa
Si
chiude a coda di pesce il processo intentato dal papa all’ex cardinale Becciu.
Due anni di dibattimento non sono riusciti a incolpare l’ex porporato. Benché
gestiti dall’incomparabile Pignatone, il giudice siciliano che aveva esportato
dieci anni fa la mafia a Roma. Con procedure da Inquisizione. Con due anomalie.
Una
è che il commento sulla vicenda di Galli della Loggia oggi sul “Corriere della
sera” è stato eccezionalmente confinato alla pagina dei commenti – in taglio
basso - invece che in prima, come da contratto con lo storico. L’altra è la
disattenzione dei media, malgrado i tanti motivi di scandalo: lo scandalo c’è
stato all’inizio, ma appena le procedure si sono appannate è stato dismesso. Invece
che essere accentuato per i tanti motivi di scandalo vero: i diritti negati alla
difesa, i documenti nascosti, l’anatema del papa all’origine del procedimento, la
segretezza del procedimento.
Becciu,
allora cardinale, che dalla segreteria di Stato gestiva alcuni affari immobiliari
vaticani al posto dello Ior, fu condannato, prima che rinviato a giudizio, dal
papa in persona. Che gli tolse anche, procedura senza precedenti, il titolo di cardinale,
per indegnità.
Una
decisione opaca, come tante del papa Francesco. La campagna contro il cardinale
Bertone, già bersaglio della massoneria per opporsi agli espropri – al “mercato”.
La nomina di Francesca Immacolata Chaouqui e dello spagnolo monsignore Balda a
controllori delle finanze vaticane senza alcun titolo – se non il laicismo delle
rispettive famiglie. Quando più forte era l’assalto laico alla sanità creata e
gestita dal Vaticano, il San Raffaele a Milano, espugnato, e a Roma l’Idi, i
Fatebenefratelli, il Bambino Gesù.
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