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Il futuro digitale è vecchio
La generazione dei
quaranta-cinquantenni è precaria – lo era dieci anni fa, quando il libro fu
scritto. Non ha fatto nessuna rivoluzione,
e ormai non può più farla, già cinquanta-sessantenne. Non ha potuto fare, o cullarsi
di fare, una rivoluzione politica – la rivoluzione che si è imposta è
controrivoluzionaria, quella del mercato. Ed è stata presa a mezzo dalla
rivoluzione digitale, senza potersene impadronire.
Tre
curiosi saggi. Di ordinario pessimismo. E di mitologemi, molto artefatti, della
rivoluzione per esempio, ora “digitale”. Concepiti forse unitariamente ma virati
all’impronta. Spaziando su ogni occorrenza: l’identità, lo ius soli e lo ius sanguinis;
l’11 settembre; l’urbanistica – la “riprogettazione di Roma sotto il fascismo”,
gli sventramenti “ideologici dei regimi comunisti”; le periferie sanificate dalla
Repubblica “una prova abbastanza spietata”
del rifiuto della bellezza.
Resta
il tema. Il futuro è sempre speranza. Oggi è pauroso ma per effetto della cultura
della crisi, che ci attanaglia. Accompagnandosi, ironicamente, all’ideologia
del migliore dei mondi possibili. E non solo all’ideologia, bisogna dire: curiosamente,
si vuole senza futuro l’epoca del never
had it so good, del mai stati così bene – perfino in Africa, niente a che
vedere con quella di trent’anni fa. Una cultura che, volendo razionalizzare,
serve per tenere il morso sttetto, per tenere a bada queste masse sempre più
enormi sempre più affluenti. Anche sotto il profilo affaristico, bieco: per
obbligarle a spendere, anche a debito, per un “futuro migliore” - il futuro
migliore, cessato ogni empito rivoluzionario, o illusione, è oggi una automobile
elettrica, il doppio dell’atuale, come ingombro e come costo.
Non
volendo, nell’assunto, Murgia però ha ragione. L’epoca fa di peggio che rubare
il futuro ai suoi quaranta-cinquantenni: obbliga a interiorizzare questo
futuro, anche con le Greta. “In interiore
homini” il futuro non è solitamente nemico, o censorio (“finché c’è futuro
c’è speranza”), ma la “rivoluzione digitale” finora a questo è servita, ad asservire
(fiaccare, followizzare, addomesticare), e indurre all’incontinenza (spendere,
consumare), i suoi eroi onestamente chiama “infuencer”, persuasori non più
occulti.
Michela
Murgia, Futuro interiore, “la
Repubblica”, pp. 76 € 8,90
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