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Il partito romano della (minuta) corruzione
Il
consiglio comunale a Roma nicchia, Azione è contro, i 5 Stelle tremano, ma il
Pd assolutamente la vuole: una delibera che liberalizza nel centro storico,
dopo le jeanserie, la pizza al taglio, i panini e il kebab. Una delibera che,
tutti lo sanno, ridurebbe a un cesso, più cesso di quello che è oggi, la grande
città che costituisce il centro storico di Roma.
C’è
un motivo di tanto impegno? Sì, favorire il piccolo commercio. Ma dopo averlo
distrutto: Bersani, il Pd allora Ulivo, hanno distrutto il piccolo commercio di
vicinato venticinque anni fa, liberalizzando le licenze, svuotando di valore l’avviamento,
mentre facevano dilagare nel contempo, con licenze a gogò, la grande sì
distribuzione e i centri commerciali. Per controllare i prezzi, dicevano furbi
(sapendo cioè di favorire il consumismo, e quindi il carovita). E dopo aver mercificato,
con analoga delibera, sempre su volontà dell’Ulivo- Pd, il centro di Firenze
vent’anni fa, ridotto allo squallore di bancarelle e mangiatoie.
Prosegue
l’offensiva per lo svuotamento di Roma avviata dalla giunta Rutelli un quarto di
secolo fa ampliando le zone pedonali e riempiendole di jeanserie. O ancora più
in là dal benemerito sindaco Petroselli, liberalizzando le rendite nel centro storico,
cioè condannando alla chiusura le attività artigianali – Petroselli avviò la
costruzione di bellissime periferie, al posto delle borgate pasoliniane, ma vi deportò,
per bontà, gli artigiani.
C’è
a Roma un partito della corruzione modesta ma diffusa. Dei maneggioni, gli
sbrigafaccende e i procuratori di appalti, che un tempo faceva capo a Vittorio
Sbardella, proconsole di Andreotti, e poi è confluito nei Popolari, nell’Ulivo,
nel Pd, senza soluzione di continuità. Non per altro, per essere il Pd l’unico partito
organizzato, in grado cioè di fare ciò che promette - o è l’inverso, il Pd è “organizzato”
dagli ex andreottiani. Ma con ampie entrature nella parte Pd ex Pci. Insieme
hanno liquidato dieci anni fa il sindaco Marino che avevano incautamente eletto,
quando Marino pensò di moralizzare, un poco, il Campidoglio - i vigili assenteisti, gli appalti, gli
affitti. Una unità d’intenti cementata proprio dagli affitti, dal no al
censimento dei quarantamila e passa immobili che Roma Capitale è venuta accumulando
nei secoli, che non rendono niente – gli affitti sono irrisori, quando vengono
pagati, raramente, ma che si può fare, sono di amici e compagni.
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