venerdì 8 dicembre 2023

Il problema di Kiev con le minoranze

Non si dice ma il vero problema per l’ingresso dell’Ucraina nella Ue non é la corruzione (le leggi anti-corruzione) ma la mancata protezione delle minoranze. Contenziosi sono aperti con la Polonia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria.
Creata nel 1922 come membro fondatore dell’Urss, l’Ucraina è stata privilegiata da Mosca nella delimitazione dei confini, sia alla creazione che nel dopoguerra, quando il dominio sovietico si estese all’Europa orientale. Dopo l’indipendenza, al crollo dell’impero sovietico nel 1991, si è trovata molte questioni aperte sulle minoranze da parte dei paesi vicini, soprattutto Polonia e Ungheria. Problemi che ha cominciato ad affrontare recentemente, con la presidenza Zelensky.
Zelensky si è trovato ad applicare una legge già promulgata sull’ucraino quale lingua dello Stato. Ma ha promosso nel 2020-21 una serie di adempimenti degli obblighi internazionali a protezione delle minoranze, “Sulle comunità nazionali dell’Ucraina” e “Sui popoli indigeni dell’Ucraina”. Essenzialmente sull’uso della lingua delle varie minoranze, e sulla formazione scolastica in lingua. Leggi poi non applicate per l’intervenuta guerra con la Russia.
Al censimento del 2001, non più ripetuto, un quarto abbondante della popolazione si dichiarava allogeno. Per lo più russi, il 22 per cento. Bielorussi ed ebrei erano censiti allo 0,9 per cento, le altre comunità nazionali attorno alla metà di punto: moldavi, bulgari e polacchi allo 0,5 per cento, ungheresi e rumeni allo 0,3. Il censimento non è stato ripetuto perché, molti ucraini essendo emigrati in Europa orientale (in Italia prima della guerra se ne stimavano 225 mila), la popolazione nazionale residente risultava ridotta, e le minoranze per conseguenza proporzionalmente gonfiate.
Per i russi era previsto prima dela guerra un “Regime speciale di autogoverno  locale in determinate aree di Donetsk e Lugansk”, una legge del 14 settembre 2014, approvata sulla base degli Accordi di Minsk, che avevano chiuso la crisi aperta dall’occupazione e l’annessione russa della Crimea. Una legge aggiornata sei mesi dopo, col recepimento degli accordi di Minsk II. Ma le due leggi non sono state applicate. In parallelo, l’Ucraina aveva varato leggi per “garantire la sovranità statale” sulla Crimea (nello stesso 2014) e sulla “Politica statale per garantire la sovranità dell’Ucraina sui territori temporaneamente occupati nelle regioni di Donetsk e Lugansk”
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