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Il processo è la pena
Un
potente scopre la giustizia nella conformazione italiana, della giustizia come
tortura, la giustizia politica. Fatta di Procure e cronisti giudiziari. Una
berlina, un ludibrio, nella forma della tortura “medievale” della carne staccata
a brandelli con pinze e coltelli. Una pena in qualche modo sempre capitale per
l’accusasto, e i suoi congiunti e conoscenti, prima del giudizio e durante, prima
della condanna – specie se l’assoluzione non si può evitare.
Avvocato
di formazione, e di professione prima di diventare il Grande Banchiere che poi
è stato (avvocato della diocesi di Brescia, avviato alla finanza per essere l’avvocato
del vescovo), Bazoli è stato esposto sul
rostro degli accusati per nove anni, nella sua stessa Brescia, prima di essere
assolto, in Tribunale e in Appello. Quei
nove anni ha vissuto, come tutti gli indagati e rinviati a giudizio, come fosse già condannato: esposto
al pubblico ludibrio. Per l’insolenza dell’accusa - le indiscrezioni, gli innuendo, le indignazioni, più o meno
finte – e per le cronache che-c’inzuppano-il-pane. Se ne è lamentato dopo l’assoluzione
definitiva, e quelle considerazioni propone ora a stampa.
Bazoli
non è un mammoletta. È uno anzi famoso per il pelo sullo stomaco. Come
banchiere, negli acquisti, cessioni, accorpamenti, liquidazioni, senza riguardi
per nessuno, con cui ha creato Banca Intesa, il maggiore gruppo bancario. Come
editore surrettizio della Rcs-Corriere della sera, dietro il nome di Rotelli,
al tempo del ludibrio di “Mani Pulite”. Come leader occulto della sinistra cattolica
o popolare, ex democristiana. Nei confronti di Prodi, per esempio. Ma più nei
confronti di Fazio, il governatore della Banca d’Italia che aveva saputo traghettare
le sbrindellate banche pubbliche (Iri e di Rispamio) verso il mercato: Bazoli
ne decretò la perdita del posto e dell’onore per avere intralciato alcuni suoi disegni
di espansione, soprattutto la conquista di Generali - Fazio fu condannato, ma a
Milano, dai giudici di Bazoli.
Morale
della favola e dell’indignazione? I giudici “di sinistra” (bazoliani) hanno
segato Fazio, i giudici di destra ci hanno provato con Bazoli, con perdite.
Bazoli comunque vince, si direbbe, alla slot
della giustizia, 1-0. La “giustizia di sinistra” è più giusta di quella di
destra? O chi semina vento raccoglie tempesta?
Ma
essere processati a novant’anni, per non
avere commesso il fatto, certo è dura.
Giovanni
Bazoli, Il processo e la pena, La
Quadra, pp. 65 € 10
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