Israele e Palestina, due Stati ma non si sa dove
Stati
Uniti, Unione Europea, i paesi arabi, e quelli islamici, e naturalmente l’Onu,
il mondo auspica la creazione in Medio Oriente di uno Stato palestinese, accanto
a Israele. Ma non si sa dove - ammesso che la guera in corso si concluda senza
altre più gravi tragedie, che ribaltino l’auspicio comune.
In
Israele non c’era spazio per una soluzione
di questo tipo, in base alle riflessioni degli storici israeliani più accreditati,
Beny Morris, “1948”, Samy Cohen, “Israel, une démocratie fragile”, e il
diplomatico Elie Barnavi. Morris ricorda persistente l’idea sionista del 1948,
che faceva riferimento alla cacciata dei Greci dalla Turchia nel 1922, alla
divisione tra India e Pakistan, con migrazioni
forzate di massa, alla riduzione in minoranza senza diritti di armeni e curdi. Barnavi
parla di “guerra civile latente” in Israele, fra i gruppi di destra, religiosi,
coloni, e i laburisti. Con l’assassinio di Rabin nel 1995, colpevole di avere
firmato gli accordi di Oslo per la pace. Con la mobilitazione in massa l’anno
successivo delle destre religiose e dei coloni pr sbarrare la strada a Shimon
Peres, altro firmatario di Oslo, puntando sul giovane “americano” Netanyahu.
Attualmente
i coloni - le persone impegnate nell’esproprio dei palestinesi dopo il 1967 –
sono circa 750 mila, il 10 per cento della popolazione in Israele. E un terzo
di essi dovrebbero smobilitare, nelle ipotesi che circolano sull’eventuale creazione
di uno Stato palestinese.
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