La crescita si fa in Borsa
Sono
quasi due mesi che Unicredit ha annunciato , in una con 10 miliardi di capitale
in eccesso, l’intenzione di utilizzarlo per acquisizioni, oppure per “restituire
valore agli azionisti”, anche col riacquisto di azioni proprie. Nel mentre che
acquistava il 9 per cento, la maggiore quota singola, della quarta banca greca, Alpha Bank.
Iniziativa lodevole, che aveva meritato anche l’elogio della presidente della
Bce Lagarde – “è il segno del risanamento del settore finanziario in Grecia”. E
creava in Romania, raggrupando le filiali già aperte, la terza banca del paese.
Confermando l’identità di banca cross-border che il gruppo si è data vent’anni
fa.
Ieri,
con separate interviste ai due maggiori giornali tedeschi, “Frankfurter Allgemeine
Zeitung” e “Süddedutsche Zeitung”, il ceo del gruppo Orcel e il presidente
Padoan hanno prospettato una nuova ondata di acquisizioni, “soprattutto nell’Europa
centrale e orientale”. Dove le valutazioni sono attraenti. Mentre si escludono Germania, Austria e Italia, dove il gruppo è
già forte, perché “i prezzi sono troppo altri”. E fin qui è la norma. Poi Orcel
alla “Faz” ha detto di più: “Un’acquisizione potrebbe aiutarci a far sì che il
mercato riconosca il nostro pieno valore, cosa che oggi non avviene”. Oggi, dopo
che la capitalizzazione (valore) in Borsa è quasi raddoppiata in un anno, o
poco più. E se il gruppo non troverà “buone occasioni”, continuerà a “riacquistare
azioni proprie”, nell’interesse dei suoi azionisti.
Non
basta gestire bene il credito, bisogna gestire bene il titolo.
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