La festa della nascita, l’evento più straordinariamente normale
Un
volume strenna, molto illustrato, su scritti della grande medievista, studiosa principe
di Francesco e il francescanesimo, per gli 800 anni dell’invenzione del presepe,
a Natale del 1223 –riedizione di un volume che aveva raccolto questi studi nel
2020, due anni prima della morte dell’autrice, a cura di Marta Benvenuto, con
le illustrazioni di Pablo Echaurren, “Un presepe con molte sorprese. San
Francesco e il Natale di Greccio”.
Quella
del 1223 fu una novità radicale: un presepe vuoto, solo una greppia, non una culla,
vuota eccetto che per il fieno da mangiatoia, ad alimentare un bue e un asino
che completavano l’esposizione, sul sagrato, fuori dalla chiesa. Non detto, ma un miracolo, se bue e asino evitarono di cibarsi del fieno di cui sono ghiotti. La
celebrazione figurata della Natività non era nuova. Si faceva in chiesa, con figuranti
che animavano le storie dei vangeli. Quella di Greccio, organizzata da san Francesco,
a cui poi si rifarà la tradizione, era non solo diversa ma strana. Chiara
Frugoni prova a dipanare la trama, alcuni dei suoi aspetti curiosi.
All’aria,
fuori della chiesa, la mangiatoia vorrebbe dire la parola nuova, cui tutti,
anche animali non della tradizione cristiana
come il bue e l’asino, possano pascersi. Una sorta di ecumenismo – il messaggio
che oggi si legge nel francescanesimo. Di un
Francesco che, in Terrasanta, ha
visto l’“altro mondo”, gli ebrei (che nel presepe vorrebbe simboleggiati dal
bue) e i mussulmani (l’asino, che sta anche per il paganesimo).
Secondo
Tommaso da Celano, il suo primo biografo, san Francesco volle il presepe per
motivi più semplici: «Voglio
evocare il ricordo di quel Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere
con gli occhi del cuore i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose
necessarie a un neonato, e come fu adagiato in una greppia quando fu messo sul
fieno tra il bue e l’asino». Chiara Frugoni va più in là, in sintonia col papa
che ha preso il nome di Francesco: è l’ecumenismo assoluto, il cristiano è in
armonia col creato e con ogni altro essere, credente e non.
Ma non mancano le curiosità, cioè i nodi
veri. Bue e asino ricorrono nei vangeli
apocrifi, che la Chiesa non ritiene
scritti dagli evangelisti – ma ottocento anni fa erano già “aprocrifi”? E che
cosa rappresentano? Francesco ha voluto rappresentare ebrei e mussulmani
attorno alla Natività, mentre erano in corso le crociate? E perché san
Bonaventura, l’ultimo biografo “ufficiale” di san Francesco, cambiò il racconto
di quella notte? Era già intervenuta una iconografia diversa, fra il 1223 e il
12610, a Firenze, e come mai? La storica si fa prendere qui la mano dall’attualità,
dal bisogno di pace e condivisione, ma certo i problemi che individua sono
appassionanti.
La storia del francescanesimo non è semplice.
Francesco morì nel 1226, e nel 1228 era già santo. Il papa che lo beatificò,
Gregorio IX, incaricò Tommaso da Celano, poeta e scrittore prolifico, dell’agiogafia
del santo. Che non piacque. Tommaso la riscrisse, ma la contestazione continuò.
Già inviato dell’ordine francescano in Germania, finì confinato in un valle dei
monti Carseolani, tra Rieti e L’Aquila, direttore spirituale di un monastero di
clarisse. Le sue vite del santo furono condannate alla “totale distruzione”. Nel
1260 fu incaricato di una nuova vita del santo il suo settimo successore alla
guida dell’ordine, Buonaventura da Bagnoregio, con l’incarico espresso di
riportare ordine e verità nella profluvie di scritti sul santo. Buonaventura, presto
santo anche lui, non era personaggio da poco: laureato e professore alla
Sorbona, amico e corrispondente di Tommaso d’Aquino. Ma la verità del presepe
era già nella pratica, subito diffusa, e diversificata.
Francesco
e il francescanesimo sono un po’ diversi dal feticcio messo su da papa Francesco.
Che però ha vita propria. Come il presepe. La sua storia è la storia di una fantasia,
la nascita, l’evento pure più naturale apparentemente del mondo. A un certo punto
legata anche alla Natività di Greccio,
ma solo per la morte e la celebrazione subito dopo di san Francesco.
Chiara
Frugoni, Il presepe di san Francesco. Storia del Natale di Greccio, Il Mulino,
pp. 276, ill. € 38
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