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Le bizze del capitano Gaddus, con una storia d’amore
Il
primo racconto che Gadda ha scritto è l’unico di una storia d’amore fra giovani.
Ed è perfino un triangolo: tra la giovane nobildonna e il
contrabbandiere.giardiniere, tra il fratello di lei e lo stesso contrabbandiere-giardiniere.
Costruito come un giallo – ma a soluzione aperta, ambigua.
Gadda
lo scrisse da prigioniero di guerra dopo Caporetto – pubblicandolo nel 1963 su
“Letteratura”, lo accompagnò da una nota: “Questo racconto fu pensato e
scritto dal 22 al 30 agosto compresi
dell’anno 1918 in Celle-Lager”. Con una sorta di autoritrato in uno dei
personaggi, il giovane Rinieri, il terzo escluso da ogni rapporto, presente ma
invisibile. Con una fraseologia involuta, per volere essere delicata,
insinuante, non apodittica. Col problema
qui evidente, molto gaddiano, come poi di Tozzi, Landolfi, Alvaro, Bontempelli,
buona parte dei narratori tra le due guerre, di quale lingua usare, il vecchio
problema manzoniano, l’italiano postunitario suonando vacuo, e l’unico appiglio
“reale” suonando quello infantile, originario, regionalizzato, dialettale.
Il
“Capitano in congedo” è Gadda, l’ingegnere. È è il secondo racconto della
raccolta e “la prima bizza” è giù esaustiva: “Contro Semiramide, lo sciacquone,
i cilindri zincati,l’architetto Gutierrez e il fisico Wollaston” – a
complemento: “Trionfo d’una porcellana”. Puro Sterne, “Tristram Shandy
gentiluomo”, quindi probabile prosa di formazione, ma pubblicato tardi, nel
1940.
Il
primo racconto s’intitola “Viaggi di Gulliver – cioè del Gaddus”, e si presenta
come “alcune battute per il progettato libro” - Scritto con le locuzioni del
Duecento. Una lunga imprecazione, non un racconto in realtà. Un canovaccio della
futura “Cognizione del dolore”, specie nel vituperio della Brianza, delle
ville, degi architetti, dei costruttori.
“Il
seccatore” è “un inedito del 1955”, spiega il curatore, “ripescato fra vecchie
carte in un fondo di cassetto, un relitto dell’attività di Gadda redattore di programmi
culturali radiofonici, sopravvissuto ai vari trasbordi di un ufficio”. Sembra
anche un omaggio, sincero?, alla donna, alle donne, che mai scocciano - seccatore
è solo l’uomo, solo un uomo può esserlo.
“Domingo
del señorito en escasez” è Gadda tentato dal mistilinguismo, qui col
castigliano, che meglio gli riusciva. È un racconto mandato a Antonio Baldini
per una antologia di “Nuovi racconti italiani”, 1962-1963. Una spiritosa
rielaborazione di “Cinema”. già pubblicato in volume, in “La Madonna dei Filosofi”,
1931. Il signorino spiantato è Gadda cresciuto, goloso, che vaga con ben due
caramelle in bocca, “due saporini, crema Caracas y ratafià (chissà poi cos’è questo
ratafià)”.
Tra
i vituperi, ricorre di passaggio lo zio senatore, Giuseppe Gadda, irto sul
piedistallo in piazza con un suo busto di marmo. E qualche doppio senso – “«l’uomo
è cacciatore» dice uno modo da noi; e tu, che sei uomo e cacciatore lombardo, sùfola
per l’augello, e così puoi augellare per il sùfolo”.
Prose
minori, per amatori di Gadda. Altrimenti sono scheletri delle sue forme
narrative più riuscite, “La cognizione”, il “Pasticciaccio”. Segrete
(pudibonde, retrattili, autocensorie), e quindi mascherate dall’ironia. Il
primissimo racconto, quello della prigionia, recuperato da 70 pagine di
quaderno, molto pulite, fa eccezione.
La
raccolta è postuma, di testi rimasti fuori dai volumi approntati da Gadda.
Ordinata da Isella. Che l’assortisce di un prezioso “Saggio di una bibliografia
gaddiana”, un primo tentativo di ordinare cronologicamente gli scritti di
Gadda, di ogni tipo, narrativi, letterari, giornalistici, perfino tecnici (poi
superata dai Meridiani, questa raccolta è stata approntata nel 1981).
Carlo
Emilio Gadda, Le bizze del capitano in
congedo e altri racconti, Adelphi, pp. 223 € 15
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