sabato 30 dicembre 2023

Ombre - 700

“I giudici sono onnipresenti in questa campagna elettorale”, per la presidenza Usa: “Trump ha quattro processi a suo carico. Alcuni sono pretestuosi e avallano la certezza dei suoi fan di una persecuzione giudiziaria; altri sono fondati ma comunque vedono protagonista una magistratura di parte”. Che non è intervenuta a caldo, va aggiunto, sui reati che contesta a Trump, interviene adesso. Rampini e il “Corriere della sera” ne trattano con leggerezza, ma: stiamo parlando di democrazia? Dell’America maestra di democrazia al monda? Votare, perché?


Salvini come Fini? Anche Fini finì male a causa di un cognato.

 
È curioso, sfogliando i titoli di mezza Europa, trovare bilanci tutto sommato positivi del governo italiano, di Meloni. Mentre sui media italiani prevalgono pettegolezzi e commenti negativi. Non spiegati, ma titolati col dubbio o negativamente. Non solo in materia di fascismo e antifascismo, che si spiegherebbe, la materia è sensibile in Italia, su tutto. Tasse: ne pagheremo di più, di meno? Sanità: migliorerà, peggiorerà? Bruxelles: ci approva, non ci approva (ci approva)? Non è un gioco delle parti politico, la sinistra critica della destra (c’è una sinistra in Italia?): è un cupio dissolvi: Alternato con “campioni!” Siamo, plurale maiestatis, sempre campioni di qualcosa, di tennis, di sci, di cucina – in un paese dove più non si cucina.
 
“Combattiamo su sette fronti”, vanta un capo di stato maggiore israeliano. Che non è possibile, già su due fronti una guerra si perde. Ora è possibile perché non è vero: non è un fronte assassinare un  generale iraniano in Siria, non per questo Israele sta combattendo una guerra con la Siria e una con l’Iran. È un grido di guerra. Ma particolare: è in forma di spensierata sicurezza – tranquilli, teniamo a bada mezzo mondo. È qui l’origine della guerra in corso, e il problema di darle un esito, possibile,  duraturo. Israele vive nel mito della guerra dei Sei Giorni, quado si prese Sinai, Cisgiordania e Golan in poche ore.
 
È un caso, ma solo dopo il rimprovero di Brigitte Bardot (v. sotto) , il papa ha un pensiero a Natale per i cristiani uccisi in Oriente e in Africa, in aree islamiche. Per santo Stefano, di cui si ricorda che è stato il protomartire, il primo martire cristiano, Francesco accenna ai cristiani perseguitati - gli unici perseguitati da alcuni decenni per la loro fede religiosa.
 
Maserati (Fiat) chiude a Torino, Lamborghini (Volkswagen) rilancia nella Motor Valley emiliana. Quanto è costato all’Italia il monopolio Fiat sulla fabbricazione di auto? L’Italia era il secondo produttore di auto in Europa quando ancora c’erano Lancia e Alfa Romeo. Mentre  la Spagna produceva poche decine di migliaia di auto l’anno, di una affiliata Fiat. Poi la Fiat ha abbandonato anche la Spagna, ce ora produce due milioni di automobili l’anno, e l’Italia 400 mila, forse 500.
 
Brigitte Bardot odia il papa: “Non lo posso vedere”, confida al settimanale di destra “Valeurs actuellese”, “fa molto male alla chiesa”. Protoanimalista, gli ha scritto per congratularsi “per avere scelto quel nome in onore di san Francesco d’Assisi”, senza averne cenno di risposta. Tra le sue critiche al papa: “Non  si occupa dei cristiani d’Oriente e non ne parla mai”. Questo è vero: dei cristiani che vengono uccisi, per strada e in chiesa, anche in modi trucidi. E coincide col fatto che il Grande Oriente è da qualche tempo molto islamizzante.
 
In tre mesi, quasi, di guerra non merita una pagina la cacciata dei palestinesi dalla Cisgiordania, a opera dei coloni e dell’esercito israeliani – giusto sul “Manifesto”, per pochi eletti. Lorenzo Cremonesi, che ha provato più volte a parlarne, ottiene una pagina a commento di un fotoservizio sui”giovani israeliani che proteggono i villaggi palestinesi nel mirino dei coloni”. Gli attivisti sono “una ventina”.
 
A fondo pagina domenicale Aldo Grasso conclude l’ermeneutica del wannamarchismo invasivo in tv – le influencer: “La creduloneria esenta dall’obbligo della coerenza…. Al primo inciampo, però (si parla di Ferragni, n.d.r.), c’è già chi spera che il nome Meloni possa tramutarsi, metaforicamente, nel Pandoro Rosa di Ferragni”. E chi? Ma lo stesso “Corriere”, con ben nove pagine. Cominciando da quella di Grasso, e a seguire con ben tre grossi calibri, Fubini, Pioccolillo, Guerzoni, anzi quattro, con l’incolpevole Polito.
 
“Marta Fascina sentita in segreto dal Procuratore di Milano”, confida sul “Corriere” Ferrarella, per un volta comprensibile. Oppure no (Ferrarella avrebbe l’orecchio di Dionisio)?

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