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Agnosticismo -
Si accompagna alle fasi crescenti dell’individuo e della società, o a quelle
calanti? È uno sviluppo, mentale, individuale, o un falso ragionamento (falso
rispetto dell’individuo)? Roma prosperò sul rispetto delle
religioni, la pax deorum. Simmaco lo spiega alla fine della tolleranza
religiosa. Il
nobile Simmaco lo sostiene dopo Polibio e Cicerone, e col laico Quinet. “La
superiorità dello Stato romano sta nella religiosità”, nota lo scettico
Polibio: “Ciò che negli altri popoli è riprovevole mi sembra sia ciò che tiene
insieme lo Stato romano, intendo dire la superstizione religiosa”. Cantimori,
che studia le eresie e le sette, concorda sulla forza della religione nelle
moderne nazioni. I romani eressero altari persino ignotis numinibus, agli dei ignoti, san Paolo trovò un agnostos theos nell’aeropago
di Atene.
A Simmaco il santo vescovo Ambrogio
ribatté che non la religione aveva
salvato Roma da Annibale e i galli ma la virtus
e la militia – Milano è
imprevedibile. L’imperatore che ruppe la
pax deorum era un bambino. Il prefetto
Ambrogio, pagano come Simmaco, fu vescovo da catecumeno.
Oggi
una sola religione si diffonde, l’islam, ma si ritiene più per effetto dei
petrodollari (moschee, scuole, ospedali, golf, polo).
Capitale – Appare
e scompare, anche quello sociale, nazionale, e quello psichico, senza logica e
senza preavviso. Il capitale è un parassita, una piattola, non ha un progetto, un
legno secco può dargli le vertigini.
Complotto - Il complotto è semplice. Si può
liquidarlo con Popper, con la “teoria sociale della cospirazione”, o “teoria
cospirativa della società”: è un difetto dello storicismo e la sociologia,
spiega il paziente sbrogliatore di ghiommeri inutili, contrario peraltro al loro
fine, credere che “la spiegazione di un fenomeno sociale consista nella
scoperta degli uomini o dei gruppi interessati al verificarsi di tale fenomeno
(talvolta si tratta di un interesse nascosto che va prima rivelato) che hanno
congiurato per promuoverlo”, mentre si sa che ad “azioni umane intenzionali”
seguono spesso “ripercussioni inintenzionali”, e che solo una parte dei progetti
si realizzano – “cospirazioni avvengono, ma poche hanno successo”. Si può pure
farne la storia: un mondo abbiamo creato che sfugge alla comprensione e
oscuramente temiamo, come un tempo temevamo la natura, proprio quando la natura
abbiamo imparato a spiegarcela. Un mondo che ci porta a una paranoia doppia,
poiché per governarlo ci affardelliamo d’ideologia, che in buona misura è
paranoia. Ma la verità è un’altra, non si tratta di errori di metodo: il
complotto viene comodo quando non si sa che dire o fare, o non si vuole. La
realtà è più spesso evidente.
Coscienza - “La cosa al mondo più difficile da conservare è la coscienza”,
Camus annota nel diario: “Di solito le circostanze vi si oppongono, che
spingono alla dispersione”. Di solito la dispersione s’intende dell’io, con o
senza la rima in Dio.
Il seguito di questa considerazione è
nelle note sparse e negli eventi. Anzitutto la coscienza si deve definire: la
coscienza di che? Psiche fu a lungo vittima di Amore. O meglio, perseguitata da
Venere e protetta da Amore. S’intende per Venere la materialità dell’atto,
essendo sesso la femmina, sentimento il maschio. E Psiche chi è?
Ignoranza – Si
dovrebbe dire la base della conoscenza – sapere di non sapere. Ma ne è solo la
materia informe. Come le cera, il legno, il marmo, il colore, la parola, il materiale
dell’artista. Il grugnito che si conformerà in suono articolato, in parole, in
nota musicale. Ma non è la condizione primigenia dell’essere. Non dell’essere
umano, o animale, che nasce in qualche misura “imparato” – avvertito, anzi linguisticamente
articolato: sa muoversi, sa che deve nutrirsi e come, chiedere (parlare), sempre
con suoni poco comprensibili o articolati , ma con la coscienza di dire qualcosa,
nello sguardo, nel gesto.
Si
contrappone a intelligenza, più che a sapere. Alle forme dell’intelligenza
applicate. Di cui però gli esseri non sono mai del tutto sprovvisti, anche nelle
peggiori condizioni di isolamento o abbrutimento.
Dovrebbe
essere la condizione umana, la condizione primigenia. Ma è un fatto storico: è
mancanza (assenza, impossibilità, incapacità) di qualcosa che i molti, se non
la specie tutta, possiedono (conoscono). Nell storia – nell’essere nel tempo –
viene a dire la non completa padronanza di tutte le conoscenze. Ma questo è un
limite di ogni cosa e forma esistente, non solo della conoscenza. È una forma
dei limiti dell’essere.
Si cambia, ma sempre per aggiunte al
già noto, se non c’è il vizio di scaricarsi la coscienza. La quale, dice Freud,
è “angoscia sociale”, e secondo Hamsun “fu inventata da quel vecchio maestro di
ballo, Shakespeare”. S’impara anche a trent’anni, superata cioè l’età scolare.
Anche ciò che è volatile.
Non in forma così semplice – è anche negazione (indifferenza,
irrisione, vanagloria. È l’inizio della conoscenza ma quando è già una forma di
conoscenza – la coscienza dell’ignoranza.
Potere
-
Il potere è comprensione e clemenza, non ci
sono nemici per sempre.
Psicoanalisi – L’analisi smonta per rimontare. In teoria. In realtà riannoda i nodi
annodati. Magari in bella vista ma aggrovigliandoli. Un compagno di scuola,
troppo bello e dotato per applicarsi alle cose pratiche, inventava linguaggi e
forme grafiche - Jacovitti rifaceva con la sinistra. E nelle lunghe ore di
studio che in collegio bisognava passare in silenzio smontava gli orologi, in
ogni loro singola rotellina, gli orologi d’allora meccanici. Poi li rimontava,
e funzionavano. Evidentemente la vita non è un orologio. Ma questo si sa. E che
cos’è il pudore? Cos’è la generosità, cosa la passione? Si può sterilizzare la
generosità come sperpero, il pudore come tabù, e poi?
Freud è a volte più colpevole del dovuto -
figlio incestuoso della regina Vittoria, eh
sì, che l’ha dominato fino alla fine, a ciucciare i suoi sigari mortali, le
madri sono divoranti, eh sì, in un modo o nell’altro. Ma l’analista è tiranno che disintegra l’anima invece di
ricomporla, per soldi, e sostiene che in analisi si disimpara a mentire, mentre
s’impara a mentire in modo indelebile, sotto forma di verità, lo sanno ormai
pure i bambini che il ricordo è selettivo, e la casualità ordine. Freud non cura l’isteria, la diffonde, surrogato volendosi sacrilego
della grazia. Con l’analisi che è una forma di preghiera,
sebbene a un dio sconosciuto, non confessione ma iterazione liturgica,
ripetuta, ossessiva, pep talk non arrembante ma compiaciuto, a
carattere sadomaso: più gli indulgenti si scavano, più distillano fiele puro.
Verginità – Si
ripropone, e sempre sul fatto sessuale, come rifiuto o rinvio
dell’accoppiamento. Mentre era in antico l’equivalente della libertà femminile.
Applicata alle donne, a Eleusi e altrove, era nel nuovo o ritrovato patriarcato
il riconoscimento di un’intoccabilità che comunque poteva sempre essere invocata
dalla donna. Il privilegio della libertà.
Verità – La
verità del mondo non può essere terrestre, troppa ansia.
zeulig@antiit.eu
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