Siamo già stranieri
Siamo
già stranieri, e non lo sappiamo. L’ultimo Dossier Statistico dell’Idos
(Immigrazione Dossier Statistico, il centro studi e ricerche di Caritas,
Migrantes, Unar e Chiesa valdese) spiega che nella Ue vivono (vivevano a fine
2022) 37,5 milioni di cittadini stranieri, l’8,4 per cento della popolazione
complessiva. E che 24 milioni di questi erano extracomunitari. Sommandoci anche
i naturalizzati, il totale dei migranti era di 55,3 milioni – su una
popolazione complessiva di 450 milioni.
Su
quote analoghe naviga l’Italia (di cui l’annuario 2023 celebra il cinquantesimo
del primo saldo attivo dell’immigrazione sull’emigrazione: avvenne nel 1973 -
e poi ci vollero 25 anni per la prima legge che regolamentasse il fenomeno).
Nel 2022 i lavoratori stranieri sono stati conteggiati in 8,4 milioni. Il 10,3
per cento degli occupati, con quote più alte in alcuni settori: 15,6 nell’edilizia,
17,3 negli alberghi e ristoranti, 17,7 in agricoltura, il 62,2 nei servizi
domestici.
La
quota immigrata del mercato del lavoro è l’unica che cresce, mentre ristagna o
diminuisce la quota nazionale. In Italia più che in altri paesi. L’Italia va,
nelle proiezioni Idos, verso un deficit di lavoratori di 7,8 milioni da qui a
venticinque anni, pur calcolando un incremento annuo ridotto della produzione, e
gli effetti prospettabili dell’intelligenza artificiale.
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