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Ingeborg
Bachmann – Non fu premio Nobel, come il “Corriere della sera”
ripetutamente la vuole, a proposito del film che attorno a lei ha realizzato
Margarethe von Trotta, “Journey into the desert” – non avrebbe nemmeno potuto,
morì prima dell’età canonica, di 47 anni. Ebbe molti premi, praticamente per ogni
sua pubblicazione, di poesia, prosa, saggistica, veniva premiata. Ma è vero che
la “gloria” è legata oggi al Nobel, non c’è altro criterio – agli Oscar, ai
Leoni d’oro, un premio.
Dante
– Prima che islamico, si discusse a lungo se non fosse
averroista, piuttosto che tomista – anche se più probabilmente non addentro né
all’opera di Tommaso d’Aquino né a quella di Averroè. Un secolo fa si discuteva
(Bruno Nardi ne faceva la sintesi “Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e
le fonti della filosofia di Dante”, nel n. III del 1911 della “Rivista di filosofia
neoscolastica”) se Dante non fosse stato anche altro, per esempio agostinista,
o avicennista – oltre che tomista e\o avicerroista.
Donne sovietiche – “Sono molto numerose, nell’esercito comunista, le donne che combattono nell’aviazione e nei carri d’assalto”, nota Mapalarte nella corrispondenza di guerra al “Corriere della sera” l’8 agosto 1941, tre settimane dopo l’invasione dell’Unione Sovietica da parte della Wehrmacht tedesca. Malaparte si era appena imbattuto in un carro armato russo rovesciato su un fianco: “Il pilota è ancora dentro il carro. È una donna…. Una donna sulla quarantina”.
Primo Levi ha una russa pilota, che atterra e riparte
in una minuscola area nei boschi tra Ucraina e Polonia, per rifornirvi i gruppi
di ebrei sfollati organizzati in forme di Resistenza, nel suo tardo romanzo “S
e non ora, quando?”
Nella corrispondenza dell’8 agosto 1941 Malaparte spiega,
di una cittadina Jampol, oggi Bulgaria, sul Nistro (Dnestr), tra Ucraina e
Moldavia, che “la popolazione, in grande maggioranza ebrei (quasi il 70 per
cento), è fuggita nei boschi, per sottrarsi ai bombadamenti e agli incendi”.
Giallo – In Italia è regionale. Siciliano (Sciascia, Camilleri, Piazzese, Savatteri), dopo essere stato milanese (Scerbanenco su tutti), e naturalmente romano (Gadda, il più del “genere”, quello noir di De Cataldo e Manzini, quello fantastico di Dan Brown, quello posticcio di Alessia Gazzola, e poi Bertolini, Vichi, Morlupi, etc.), napoletano (Veraldi, De Giovanni), barese (Carofiglio, Genisi), elbano (Malvaldi), friulano (Ilaria Tuti), lucano (Mariolina Venezia), genovese (Bruno Morchio, Claudio Paglieri, Antonio Paolacci-Paola Ronco), calabrese (Gangemi).
Lusso
– Presentando la sua monografia di una villa in Costa
Azzurra, “Le château de l’Horizon”, la biografa americana Mary S. Lovell ne
anticipa gli splendori nell’introduzione: “Simbolo di uno stile di vita sensuale,
lussuoso, perfino peccaminoso, in cui un’ospite non ebbe remore a riempire una
vasca da bagno con decine di bottiglie di champagne ghiacciato per rinfrescarsi
i piedi….”.
L’ospite dai piedi
doloranti potrebbe essere stata Sara Murphy, che allo Château convitava amici
rimasti nella storia, come i Fitzgerald – o una di queste amiche, Zelda
Fitzgerald, o Dorothy Parker, o la futura pettegola Elsa Maxwell.
Scrive Merlo nella
posta di “la Repubblica” che il castello è “là dove nacque il mito della Costa
Azzurra, dello snobismo e degli artisti che vi si rifugiavano”. No, il mito nacque
mezzo secolo prima, sul finire dell’Ottocento, per bilanciare o sfruttare il
mito di Capri e Taormina, decretato dagli erotomani gay, dalle Alpi alle isole
britanniche e alla Scandinavia. Ci vuole poco – o molto – per fare di speroni
rocciosi degli eden, miniere a cielo aperto.
Nekrassov,
Viktor Platonovič – Fu espulso dal partito Comunista Sovietico nel 1972
“per la sua imparzialità borghese”. Cioè per le amicizie che aveva costruito e
vantava in Italia, di Carlo Levi, Pasolini, Vittorio Strada. Era scrittore di
molti romanzi di successo, tra essi l’opera a lungo più apprezzata su
Stalingrado, “Le trincee di Stalingrado”, premio Stalin 1946 (oggi soppiantata
dal romanzo di Grossman). Popolare anche come attore di teatro e scenografo (era
architetto) nelle maggiori piazze della Russia. Si era reso colpevole, nei suoi
resoconti di viaggio, in Italia e negli Stati Uniti, “Di qua e di là
dell’oceano”, 1962, di racconti giudicati dal tardo breznevismo irregolari. In
Russia c’è stata grande letteratura sempre a dispetto del regime.
Nekrassov emigrò
due anni dopo, ma in Francia – il Pci non voleva dispiacere al Pcus?.
Recensioni
– Non sono più critiche, da tempo sono “prospettiche”
(promozionali), dopo aver ceduto il posto alle presentazioni, anteprime, anticipi,
estratti. Ma in curioso contrasto il più
spesso con gli asterischi o pallini: le recensioni sono sempre superlative, i
pallini-asterischi fra due e tre, fra mediocre e buono. La valutazione ha un
suo linguaggio, naviga per i fatti suoi, impermeabile agli umori del critico?
L’analogo
avviene per i film, ma in rapporto inverso: la recensione può essere – di
solito è – riservata, pallini e asterischi invece trottano disinvolti, normalmente
in quantità. Per aiutare le sale di cinema, il mercato del cinema, che è
complesso?
Nella vecchia
querelle fra autore e opera si tende a privilegiare l’autore, per farne un
personaggio, un essere scenico, con foto, normalmente inappetibili, confidenze,
ricordi, cimeli, abitudini. Tipo queste di McEwan: “La cosa su cui sono più
superstizioso sono i taccuini: devono essere verdi e di formato A4. La penna
deve essere nera. Può essere una di queste moderne molto economiche ma
eccellenti, che costano meno di una sterlina”
Sanremo
– Già celebre per tanti eventi, il casinò, i fiori, le
ville, si esaurisce nel festival: le basta e avanza. Avrebbe anche Calvino da
celebrare, come la villa dei Calvino, i genitori dello scrittore. O anche Scalfari,
per dire. Ma niente. Di Calvino si fa una bandiera, con eventi tutto l’anno, Castiglione
della Pescaia, nel cui territorio lo scrittore ha risieduto, poco, in una casa
di vacanze, negli ultimi anni - in un posto, Roccammare, che aveva comprato come buen retiro e ora non lo è più.
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